Regia di Gustavo Taretto vedi scheda film
Le medianeras sono le fiancate dei palazzoni lasciate lì a sancire l'estraneità della vita metropolitana, per lo più destinate a trasformarsi in enormi spazi pubblicitari nei quali qualcuno, ogni tanto, squarcia un muro per fare entrare un raggio di luce. Nel totale disordine urbanistico di Buenos Aires, carico di irregolarità etiche ed estetiche, le esistenze umane sono costrette a quell'atteggiamento blasè magnificamente commentato da Simmel a proposito dell'alienazione metropolitana. Tra gli oltre tre milioni di persone che vivono in quella città ci sono anche Martin (Drolas), progettista di siti web, capace di vivere in simbiosi con la sua poltrona e lo schermo del pc, e la vetrinista claustrofobica Mariana (López de Ayala), che nel mosaico umano del suo libro "Dov'è Wally?", sta ancora cercando la figurina di un ragazzo con la maglietta a righe in quell'enorme formicaio di bipedi. Dopo averlo sfiorato più volte, tra amori fugaci, nuotate in piscina e serate mandate a monte, lo troverà in mezzo al caos cittadino. Il film d'esordio dell'argentino Gustavo Taretto, giunto nelle sale italiane con tre anni di ritardo, è una miscela assai intelligente di intuizioni originalissime (le incredibili sequenze di piante cresciute negli interstizi più impossibili della città; le metonimie dei gusti della protagonista; le antologie di finestre che rompono la regolarità delle medianeras), improvvisi scarti narrativi e qualche momento eccessivamente sospeso, che fanno di questo film di ispirazione alleniana un'opera discontinua, ma anche coraggiosa, innovativa e promettente.
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