Regia di Kevin Macdonald vedi scheda film
Ridley Scott ha un'idea: perché non mettere a confronto le culture del mondo intero facendosi raccontare dalle persone qualunque come sono le loro giornate? Scelta la data del 24 luglio 2010 per l'operazione, il progetto Life in a day ha raccolto 4500 ore di girato da 192 Paesi. Il tutto è stato affidato alle cure di una nutrita schiera di montatori supervisionati dal regista Kevin MacDonald, già autore di documentari (La morte sospesa e Marley), una biopic su Amin Dada (L'ultimo re di Scozia) e un film di denuncia come State of play. Il progetto è interessantissimo ed è cruciale il lavoro di montaggio che, però, lascia intravedere eccessivamente la traccia di fondo: cosa hai in tasca? Cosa mangi per colazione? Cosa o chi ami? Di cosa hai paura? Inevitabile dunque il confronto con quell'autentico capolavoro che è stato One day on Earth, organizzato tematicamente e girato in maniera decisamente più professionale (questo l'elemento che differenzia maggiormente i due progetti).
Life in a day combina materiale folgorante (l'enorme casa di un vedovo giapponese che è un delirio di oggetti; il coreano che ha girato 190 paesi in bicicletta, finendo investito per ben 6 volte e subendo 5 interventi chirurgici; l'accostamento in montaggio della stessa scena - la colazione, una camminata, un tuffo nell'acqua - in parti diverse del mondo), con altro decisamente noioso e autoreferenziale al quale si aggiungono un paio di scene raccapriccianti: l'uccisione, con relativa decapitazione, di una mucca, e l'eccidio avvenuto proprio in quel 24 luglio a Duisburg, in Germania, durante il folle Love Parade: un'impressionante calca di persone, accorse lì per ascoltare musica immonda, finì per schiacciarne 21, che morirono sul posto. Un blob rapsodico, dunque, con impennate godibilissime ma anche molti momenti assolutamente trascurabili.
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