Regia di Andrew Okpeaha MacLean vedi scheda film
Il film di Andrew Okpeaha MacLean è tra i più bianchi che ricordo di aver visto al cinema. Ma a differenza di film come “? - Il teorema del delirio” o “Il nastro bianco”, a fine proiezione non si rimane accecati. Al contrario le sterminate lande di ghiaccio alla fine del mondo trasmettono una sensazione di calma e tranquillità, dove i ragazzi vanno a caccia con silenziosi e poco minacciosi fucili a bordo di lente e ondeggianti motoslitte. Improvvisamente la pace e la monotonia di questo piccolo paese dell'Alaska viene emotivamente turbata da un omicidio involontario. I personaggi iniziano subito a contendersi i sensi di colpa, ma tutto sommato riescono a gestirli con discreta logica. La storia dunque è molto semplice (per non dire "sempre la stessa"), ma non per questo brutta o noiosa.
La parte del leone, che rende il film meritevole di essere visto, la fa dunque l'inedita ambientazione polare (e infatti la sezione di appartenenza è "Native - Indigenous Cinema"), ultimo confine della civiltà in cui suggestive panoramiche di 180° seguono le motoslitte uscire dai garage, attraversare l'unica strada asfaltata del paese e inoltrarsi nei bianchi deserti di ghiaccio. Andando ancora oltre si arriva alla fine delle lastre ghiacciate oltre le quali i personaggi non si possono spingere. Con alcune visioni aeree (furbo il regista) osserviamo con spaventosa suggestione il mare ancora più infinito e si ha definitivamente l'impressione di essere alla fine del mondo. E in questo non-luogo così estremo e distante da tutto ci rincuora sapere che le gioie, i dolorosi drammi, le più comuni e forti emozioni umane si conservano intatte.
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