Regia di Rosario Garcia-Montero vedi scheda film
La fantasia di una bambina può tingersi dei colori della morte. Per la piccola Cayetana, questi sono le ombre cupe che accompagnano il cambiamento, quello che promette un futuro migliore, ma intanto sparge sangue e tristezza. I martiri dell’indipendenza peruviana sono stati barbaramente uccisi, per aver difeso l’ideale della libertà. Il nuovo può nascere solo se il vecchio sparisce, sacrificando la propria vita. È con questa idea in testa che Cayetana affronta l’imminente arrivo di un fratellino, figlio di sua madre Ines e di Ramon, il suo patrigno. Agli occhi della bambina, questa discontinuità implica un tradimento, una volontà di rottura che mira a distruggere il passato, quello in cui lei era la protagonista, all’interno di una famiglia vera, senza rancori né finzioni. Nella sua mente, i rivolgimenti sono eventi inevitabilmente funesti, che si fanno largo, nella normalità della sua casa, della sua scuola, della sua città, con una violenza a cui è sempre più difficile sottrarsi. Sui muri campeggiano scritte inneggianti alla rivoluzione, e intanto mendicanti e ladruncoli assediano la macchina con autista a bordo della quale Cayetana è solita spostarsi. È una ragazzina ricca in una nazione povera. È, suo malgrado, il nemico contro cui i terroristi dirigono i loro attacchi, a base di bombe che fanno saltare i tralicci dell’alta tensione, lasciando al buio intere regioni del Paese. Fare scorta di candele e udire gli echi delle esplosioni è diventata un’abitudine. Qualcosa di sconosciuto e di temibile si preannuncia, in lontananza, sotto forma di un fragore che spegne la luce. L’incubo è non vedere più il sole. Sarà per questo che l’immaginazione di Cayetana è popolata di vampiri, che escono soltanto la notte. Ce n’è anche uno che frequenta la messa insieme a lei, e che, al momento di scambiarsi un segno di pace, fa di tutto per cercare di abbracciarla. E poi c’è l’inferno, che stando a ciò che l’insegnante di religione ha detto in classe, aspetta tutti coloro che, come sua madre, hanno divorziato per poi risposarsi. La confusione intorbida il quadro delle cose, è quel mulinello che riesce a togliere trasparenza persino all’acqua del mare. Cayetana ci si trova nel mezzo, e non sa in quale direzione andare. Sta ferma e pensa ai suoi eroi del passato, che hanno consapevolmente imboccato la via senza ritorno. E così anche lei aspetta di passare il testimone a quella creatura che sta per venire a prendere il suo posto. Sua nonna Carmela, del resto, dà l’esempio standosene in disparte, inerte e rassegnata, attendendo con pazienza la fine dei suoi giorni. Ciò che sarà dovrà necessariamente cancellare ciò che è stato. Il mondo procede per eliminazioni successive, che aumentano progressivamente l’enorme ammasso del nulla. Lungo le strade, già cosparse di corpi di animali, continuano a spuntare croci e cappelle, in memoria delle vittime degli incidenti. Intorno a Cayetana, è tutto un fiorire di fantasmi, che vivono, peraltro inutilmente, nei ricordi di tante storie finite male. Anche le numerose ex fidanzate di suo padre appartengono alla folta schiera dei personaggi usciti di scena e caduti nell’oblio, senza mai essere stati interpreti di alcun ruolo definito. La discarica dell’umanità va ingrossandosi, forse è questo il motivo per cui, nella campagna, si accendono tanti fuochi e il cielo è sempre coperto da un velo grigio, benché la pioggia non cada mai. Buttare via e distruggere sono i principi del dinamismo universale: ne è convinta Cayetana, che ne ha fatto le regole di un gioco, nel quale la salvezza passa sempre attraverso una soluzione radicale. Un uccellino malato curato con una medicina che lo uccide. Una cucciolata di gattini abbandonati nutriti con una cascata di latte versata sulle loro teste. Per poter andare avanti, non ci può essere pietà. Ciò che cresce soffoca l’esistente, come il muro che circonda la sua villa, che qualcuno ha voluto alzare, impedendole di guardare al di là. Anche i finestrini della sua auto, ad un certo punto, si faranno più robusti e spessi, chiudendola dentro un guscio impenetrabile. Le “cattive intenzioni” sono il motore del mastodontico ingranaggio del progresso. Sono le minacce che aggrediscono coloro che vorrebbero mantenere l’attuale stato delle cose. Sono gli spettri di chi ha terrore del domani. E che, un giorno, finirà per rifiutare quell’oppressiva cecità in cui si era rifugiato per proteggersi. Questo film disegna il crepuscolo come una zona di confine che si ha paura a varcare, perché l’alba ha le stesse tinte del tramonto: una bambina ha scoperto che la fine e l’inizio sono punti coincidenti, e per questo è convinta che non potrà mai passare oltre. E lo scarpinare spavaldo degli adulti, che, intorno a lei, camminano incuranti e in ordine sparso, calpestando tutte le sue certezze, di sicuro non l'aiuta a cambiare idea.
Las malas intenciones è il lungometraggio d'esordio di Rosario Garcia-Montero. Presentato con successo al Festival di Berlino del 2011, ha fatto incetta di premi negli Stati Uniti e in America Latina. È stato selezionato per rappresentare il Perù al Premio Oscar 2013.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta