Regia di Nelo Risi vedi scheda film
La giovane Lenka accudisce il piccolo Misha, il fratellino cieco, durante la seconda guerra mondiale nella Jugoslavia occupata dai tedeschi, mentre il loro padre Ratko è costretto a nascondersi in quanto ebreo.
Se è vero che il cinema di Nelo Risi è sempre rimasto ingiustamente, colpevolmente all'ombra di quello del fratello più celebre Dino, bisogna riconoscere che è perfino stupefacente che una perla come questo Andremo in città sia passata sostanzialmente inosservata attraverso i decenni, fino a risalire in superficie nel mare magnum del web, a ventunesimo secolo inoltrato. Un film poetico, delicato, di una levità impensabile per gli argomenti trattati – la seconda guerra mondiale, lo sterminio degli ebrei, la violenza e la morte che si respiravano nell'aria di quei terribili giorni – e messo in scena con mezzi discreti e grande rigore formale da parte di un regista che si era fatto, sì, le ossa con anni e anni di corti, ma che a tutti gli effetti qui si trovava al primo lungometraggio cinematografico dopo l'esperienza televisiva di La strada più lunga, l'anno precedente. Alcuni momenti sono a dir poco strazianti, finale ovviamente incluso; a proposito di ciò va riconosciuta all'escamotage di Lenka nei confronti del fratellino un'ascendenza – definiamola genericamente così – su quello del protagonista di Guido con il figlioletto sul quale si basa l'intera trama di La vita è bella (Roberto Benigni, 1997). La giovane Geraldine Chaplin, alle prime esperienze sul set, è già un'attrice convincente: buon sangue non mente; accanto a lei, tra gli altri, Nino Castelnuovo, Aleksandar Gavric e il piccolo Federico Scrobogna, al suo esordio e ben diretto da Risi. Tratto da un romanzo di Edith Bruck (sopravvissuta all'inferno dei lager tedeschi e, nel 1966, sentimentalmente legata a Risi), con un soggetto firmato da nientemeno che Vasco Pratolini e Fabio Carpi e una sceneggiatura del regista, di Cesare Zavattini, di Jerzy Stefan Stawinski e della stessa Bruck. Coproduzione italo-jugoslava; necessarie menzioni per la fotografia in bianco e nero di Tonino Delli Colli e la colonna sonora di Ivan Vandor. 7,5/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta