Regia di Ryoo Seung-wan vedi scheda film
C'è del marcio nella polizia della Corea del Sud.E'questo il primo assunto di The Unjust ,potente thriller metropolitano che idealmente arriva a chiudere il cerchio tra Hong Kong(la sublime trilogia Infernal Affairs di Andrew Lau/Alan Mak) ,Hollywood(la suggestiva rilettura scorsesiana di The Departed) e cinema coreano appunto.Nominalmente tutto è scatenato da un serial killer che uccide giovani studentesse.L'opinione pubblica è inferocita,i capi della polizia cercano freneticamente un colpevole da dare in pasto alla stampa ma il sospettato numero 1 dopo un rocambolesco inseguimento muore.E non può essere messo in relazione con gli omicidi seriali.A questo punto il capo della polizia decide di affidare le indagini a un suo vecchio pupillo,il detective Choi,famoso per i suoi metodi poco ortodossi e gli ordina di trovargli un colpevole.Non c'è nessun potenziale colpevole disponibile?Allora bisogna fabbricarlo e viene incolpato il numero 2 della lista dei sospettati.Choi a capo di una squadra di veri e propri cani sciolti ha però bisogno dell'aiuto di un malavitoso per incastrare il presunto colpevole.E questo malavitoso è sotto indagine da parte del procuratore distrettuale a sua volta corrotto da un imprenditore che è in rotta di collisione con il capo della polizia che ha affidato il caso a Choi.Il procuratore distrettuale scopre tutto l'inghippo e da qui si innescherà una reazione a catena dagli esiti inaspettati.VI siete persi?Spero di no:fino ad ora ho fornito solo la chiave di lettura della prima parte del film che effettivamente con tutti i suoi intrighi maturati nelle anonime stanze dei palazzi del potere rischia di disorientare lo spettatore.The Unjust è un thriller in cui la parola conta più dell'azione,in cui alla classica figura del detective poco ligio all'ortodossia visitata in lungo e in largo dal cinema americano si aggiungono tutta una serie di suggestioni che servono a intorbidire ulteriormente l'atmosfera malsana creata ad arte dal regista.Nominalmente si è tutti alla ricerca di un serial killer di ragazzine in realtà pare che non interessi a nessuno dei personaggi coinvolti di risolvere il caso:sono tutti alle prese con rese di conti personali.Con il passare dei minuti la pellicola diventa un fiorire di intrighi,chiacchiere,corruzione a cielo aperto in cui nessuno si salva.Il concetto di onore è lontanissimo da questi personaggi,dai poliziotti al loro capo al procuratore distrettuale sono tutti interessati solo alla propria carriera e al proprio tornaconto personale e poco a rispettare la legge oltre che a farla rispettare.La Corea del Sud che vediamo in questo film non sembra così lontana da quella sotto dittatura fino a pochi anni fa.I metodi della polizia sembrano gli stessi.E'solo che adesso il potere è esclusivamente economico, tutto è più ovattato,meno immediatamente intellegibile.I protagonisti di questo film sono tutti poliziotti o comunque tutte figure che dovrebbero far rispettare la legge.Eppure sembrano criminali della peggior risma.Con un bel distintivo appuntato in petto o una luccicante divisa da esporre in parata.
Il thriller di Ryoo Seung-wan pur nutrendosi di clichet riesce soprattutto nella seconda parte a trovare una propria fisionomia autonoma.Una macchina spettacolare che è lenta a mettersi in moto ma che poi risucchia nel proprio meccanismo lo speattore in una corsa sempre più frenetica.
a livello formale siamo veramente su ottimi livelli...
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