Regia di Roland Joffé vedi scheda film
Un film bello da vedere e gradevolmente semplice da ascoltare. Una storia costruita intorno alle varie risposte, giuste e sbagliate, alla domanda su cosa sia un uomo. Definire retorica quest’opera significa scambiare per stereotipi quelli che, in realtà, sono paradigmi (l’uomo schiavo, l’uomo selvaggio, l’uomo assassino, l’uomo santo, l’uomo potente), in grado di interagire e di evolvere. Per di più, la retorica presuppone un contenuto ideologico che qui, invece, manca totalmente: è pur vero che il film è di ispirazione evangelica, ma solo nella trama e nello stile del linguaggio, che si rifà a quello neotestamentario, in cui l’individuo rivela il proprio essere interpretando un ruolo (il fariseo, il pubblicano, la prostituta, l’apostolo) e si salva o si perde uscendone (Maria di Magdala, Giuda). Tuttavia, in “Mission” la parabola non si chiude su di una morale: il film ne è privo, come, del resto, lo è, complessivamente, la Storia, che finora ha continuato a ripetersi, incapace di pronunciare l’ultima parola. La forza di quest’opera non sta dunque nel messaggio o, se si preferisce, nel cosiddetto “impegno”, che richiederebbe una presa di posizione definita. Il film eccelle, piuttosto, nel modo aperto e lineare in cui sa descrivere la lotta, anche interiore, che interessa l’umanità di ogni tempo: e non è, come sarebbe troppo facile concludere, quella tra il bene e il male, bensì quella tra la propria visione del mondo - appartata a e particolare come la piccola missione sopra la cascata – ed i grandi poteri che governano la Storia.
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