Regia di Esben Toft Jacobsen vedi scheda film
La via danese all’animazione passa dal dorso boscoso di un orso bruno che incarna un intero ecosistema. Nonostante le dimensioni gigantesche e le impronte ampie come piccoli laghi, il bestione un po’ scontroso è gentile e corretto: lo impara presto Jonathan, che a differenza della sorellina Sophie ha qualche, naturale, resistenza iniziale. In vacanza dal nonno, i due bambini si perdono nel bosco come nella più classica delle fiabe perché Il grande orso è, a tutti gli effetti, una favola ecologica il cui messaggio è scritto chiaro e tondo, senza sfumature: il vero cattivo è l’uomo, nella sgradevole persona di un cacciatore con fattezze da Mangiafuoco. Poco importa se la morale è risaputa e rivolta al pubblico più giovane: il lungometraggio prende le distanze da gran parte della produzione infantile/ecologista grazie alle atmosfere genuinamente cupe, agli sfondi (la grafica è imperfetta ma suggestiva) lussureggianti e ombrosi del bosco, a una regia che dà respiro all’azione e non appiattisce la narrazione, aprendo paesaggi al tempo stesso realistici e immaginifici, dominati dall’orso che porta sulla schiena una selva di abeti. Europeo nello spirito, ma pervaso di una felice e non semplicistica comunione tra bimbi e animali in cui s’intravvede un’ispirazione miyazakiana, sfodera un bestiario curioso (ranocchie, corvi e alci in miniatura) e, una volta tanto, non parlante: apprezzeranno anche gli over 8 anni.
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