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Apflickorna

Regia di Lisa Aschan vedi scheda film

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La recensione su Apflickorna

di OGM
8 stelle

La femminilità è un modo d’essere primitivo eppure sofisticato, espresso interamente attraverso il corpo. Emma e Cassandra sono due ginnaste, specializzate nel volteggio sul cavallo. Sara è la sorella minore di Emma, che sta vivendo la delicata fase precedente l’arrivo della pubertà. La fisicità, nel senso più stretto del termine, è l’ambito in cui si definiscono i rapporti di queste tre ragazze con il mondo. Dall’altra parte si trovano gli uomini, gli animali, il sesso, e tutti quegli aspetti naturali che appaiono banali, eppure sono imperscrutabili ed investiti di una misteriosa forma di fatalità. La pelle è l’interfaccia con l’ambiente esterno. È la superficie che si può sfiorare, causando brividi, oppure esporre, in una sorta di sfida velata di insicurezza. La sua consistenza molle è la manifestazione esteriore delle trasformazioni della carne, che sono eventi spontanei, facenti parte del processo di crescita, oppure sono movimenti accuratamente studiati, come quelli della danza e del nuoto. In ogni caso, il gioco prevede di mettersi in mostra come entità labili e frementi, esitanti di fronte agli obiettivi da conquistare, e  trepidanti nell’attesa del giudizio altrui, che può significare, come per Sara, una risposta positiva ai propri approcci amorosi, o, come per Emma, l’inserimento nella squadra che parteciperà al campionato. Portare un bikini leopardato, anziché il classico costume intero da bambina, oppure indossare la tenuta da competizione, al posto della tuta per gli allenamenti, è il segno di un passaggio decisivo, che si compie dopo essersi liberati della propria precarietà di persone candidate al cambiamento, e di conseguenza, ad una precisa collocazione all’interno della società. Sara prova imbarazzo a girare, in piscina, senza il pezzo di sopra che le copra i seni, appena accennati, ma già tali da risvegliare in lei il senso del pudore, e, in chi la guarda, una punta di morbosa curiosità. Emma, da canto suo, si sente costantemente sotto osservazione, soprattutto da parte di Cassandra, che pretende di entrare nella sua sfera privata per controllarla da vicino, con un atteggiamento possessivo che sottende la volontà di soggiogare - al fine di annientarla - una possibile rivale.  La regia di Lisa Aschan si muove con circospezione in queste esistenze messe a nudo, che sembrano fatte soltanto di retroscena, di parentesi intime che le separano dal resto dell’umanità e dall’incalzare degli avvenimenti, per confinarle in una lentezza che procede a tentoni, costruendo storie provvisorie, avvolte intorno ai singoli istanti. Sara e suo cugino Sebastian si coricano nello stesso letto, ma solo per scambiarsi parole e gesti che subito si perdono in una inconcludente ambiguità. Emma e Cassandra si ritrovano spesso da sole, condividendo un legame indistinto, in cui fiducia e malizia si sovrappongono, confondendo confidenza e sospetto, ammirazione e invidia. Questo film è costituito quasi interamente di scene di coppia, in cui tra i due personaggi accade qualcosa, senza, tuttavia, che essi arrivino ad intendersi. La spiegazione, intraducibile in termini razionali, pare tutta racchiusa nel gorgoglio di un magma sotterraneo, in cui un istinto ancestrale rimescola le sue ragioni lasciandole indefinite, per sottrarle ad ogni discussione di carattere logico o morale. Quell’energia primordiale è un potere occulto, che rimane assoluto fintanto che resta celato nel profondo, dove il desiderio si può intrecciare, indisturbato, con la violenza e con l’inganno, e con tutto quanto, alla luce del sole, non si addice all’immagine di una donna: un essere che nasce fragile e selvaggio,  e che non necessariamente è madre, amica o bambina.  

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