Regia di Isao Takahata vedi scheda film
"Noi tornavamo da un giro tra le stelle, ma la nostra casa non c'è più. Dallo Scorpione dalle rosse pupille, percorrendo le ali spiegate dell'Aquila, avvolgendo le spire del Serpente di luce, fin sopra alla fronte dell'Orsa Minore: andando in giro tra le stelle del cielo, spargiamo la rugiada e la brina. Senza più una casa, noi abbiamo freddo"...
Pom Poko, settimo lungometraggio di Isao Takahata (dall'esordio nel 1968 con La grande avventura del piccolo principe Valiant ai capolavori Una tomba per le lucciole e Omohide poro poro, passando per la collaborazione a serie di culto come Heidi o Anna dai capelli rossi), maestro del cinema d'animazione e fondatore dello Studio Ghibli insieme all'amico fraterno Hayao Miyazaki, è una deliziosa fiaba ecologista orchestrata suggestivamente su un'intricata rete di riferimenti alle leggende popolari e alle tradizioni religiose e culturali giapponesi. Il sottotitolo del film ("Un cartone animato a colori completamente naturali") recita: "Battaglie dei tanuki d'epoca moderna", ovvero l'attuale periodo Heisei. Ma chi sono i tanuki? Le leggende folkloristiche li descrivono come una curiosa specie di animali "trasformisti", appartenenti alla famiglia dei canidi ma simili agli orsetti lavatori: "Il 'trasformarsi' è la suprema meraviglia del creato in cui, al culmine della concentrazione dello spirito, vengono riordinate in un solo istante tutte le cellule e tutti i tessuti del corpo. Preso al suo livello più basso, è chiamato 'mimetismo' e ne sono capaci anche i camaleonti, ma il 'trasformismo', a parte noi, riescono ad acquisirlo solo le volpi e una parte dei gatti".
La voce off del narratore illustra i motivi del fermento che ha investito la loro comunità:
"Autunno del trentunesimo anno dell'Era Pom Poko. Su un terreno disboscato del bosco Takaga, adiacente al bosco Suzuga, ebbe luogo la battaglia finale fra i tanuki delle colline di Tama: condottiero dell'esercito rosso, il valoroso Gonta del bosco Takaga, condottiero dell'esercito azzurro, il patriarca del bosco Suzuga, Seizaemon. Ora, ed è un fatto non troppo noto, laddove non visti dagli esseri umani, i tanuki conducono tutte le loro attività in questo modo: in foggia di bipedi eretti su due zampe... La battaglia infuriava portando gli eroismi all'estremo, tuttavia non durò a lungo. Spinti dall'anziana Oroku, detta Palla di Fuoco, i tanuki guardarono dall'alto il mondo terreno e rimasero sbigottiti: una montagna era mirabilmente scomparsa e dinnanzi ai loro occhi si estendeva desolante una collina piatta, dalla superficie raschiata e spoglia. I dintorni di Tokyo, lanciati nel miracolo economico, per l'esuberante domanda di abitazioni avanzavano in un disordinato sviluppo urbano nei terreni agricoli e nei boschi montani. Al posto di tale, indiscriminato sviluppo urbano, a mo' del brucare dei vermi, per fornire lotti di edilizia residenziale e grande quantità di abitazioni, dal 1967 Tokyo promosse il progetto "Tama New Town". Superficie totale: circa 3000 ettari. Popolazione residente prevista: 300000 unità. Ogni albero dei boschi montani tagliato, i monti raschiati e livellati, le risaie e i campi ricoperti, i casolari d'un tempo demoliti, alterando completamente il profilo montuoso delle colline di Tama, si creò una gigantesca area fabbricabile su cui si stabilì di edificare un'enorme città-dormitorio verde e spaziosa, in un grande piano di sviluppo urbano mai visto prima in tempi antichi o moderni. In questo stato d'emergenza, i tanuki di tutta la zona delle colline di Tama, ciascuno con famiglia al seguito, si riunirono di nascosto a notte fonda in un tempio diroccato tra i recessi montani, il Tempio Manpuku sul monte Botamochi. Come presidente fu indicato all'unanimità un vecchio tanuki di 105 anni che si annidava proprio al Tempio Manpuku, il bonzo Tsurukame. L'assemblea, pur nel caos, decise in linea generale l'ostacolamento dello sviluppo urbano, dopodichè, dato il pericolo, fu subito sciolta".
Grazie all'arte della metamorfosi e al loro coraggio, i tanuki riescono, con il trascorrere dei mesi e l'avvicendarsi delle stagioni, a rallentare i lavori e a danneggiare i cantieri, ma quando l'avanzamento di ruspe e gru riprenderà inesorabile, saranno costretti a ricorrere alle pratiche più segrete della magia. Ogni loro tentativo, però, fallisce e le leggi della sopravvivenza delle specie si rivelano ancora più impietose: ai tanuki, infatti, non resta che considerare l'amara eventualità di abbandonare il proprio habitat naturale e integrarsi in forma umana a vivere in città, abbandonando al proprio destino quelli di loro incapaci di servirsi dell'arte della metamorfosi. Ma non si scoraggiano: l'importante, infatti, è non arrendersi. E illudere gli umani, risvegliando le loro coscienze...
Il marchio di fabbrica dello Studio Ghibli (con tanto di citazioni di Il mio vicino Totoro, Porco Rosso e Kiki consegne a domicilio) appare evidente nella consueta e sorprendente qualità delle animazioni, nella cura maniacale dei dettagli, nella raffinatezza del disegno dei fondali e, soprattutto, nella passione per la purezza della natura, che Takahata dipinge con sguardo poetico e magico, animandone e illustrandone suggestivamente la vegetazione lussureggiante e i panorami mozzafiato. Ma l'originalità del film e la personalità artistica del suo autore si manifestano nell'impronta realistica del racconto, nei toni accorati dell'indignazione di fronte ai soprusi ambientali, nell'ironica leggerezza dello sguardo a dissimulare lo sconforto e la disillusione dei suoi eroici protagonisti. Contrappuntato dalla splendida colonna sonora curata dagli Shang Shang Typhoon, che nel finale eseguono una piccola perla come Itsu Demo Dare Ka Ga (testi e musica di Koryu, il leader della band nipponica), Pom Poko è un'opera assolutamente affascinante e visivamente portentosa, impreziosita ulteriormente da alcune magnifiche e memorabili sequenze: l'apparizione dei "sommi pargoli del focolare", la stagione del corteggiamento dei tanuki ("Anche noi, in fondo, siamo proprio come l'erba e gli alberi: quando arriva la primavera e veniamo illuminati dal sole, non possiamo che mettere i germogli. E poi, a breve, i fiori sbocciano e danno i frutti"...), la tenera storia d'amore tra Shôkichi e Okiyo, il fantasmagorico delirio della "Grande Strategia degli Spettri", l'omaggio all'Alice disneyana (la tigre che si dissolve in strisce come lo Stregatto, ma anche una citazione diretta nel nome del parco di divertimenti Wonderland), il combattimento tra i tanuki e le squadre antisommossa delle forze dell'ordine ("I tanuki hanno due perlette d'oro, anche se non spira vento ciondolano loro"...), la barca dei tesori, l'incanto del finale.
"Scusate, in tv o altro dite così, no? 'Col progredire degli sviluppi urbani, le volpi e i tanuki sono spariti'. Beh, non è che potreste smetterla? Certo, che le volpi e i tanuki possano sparire trasformandosi è anche un fatto... Però che cosa dovrebbero fare le lepri e le faine? Loro sono capaci di farsi sparire?".
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