Regia di Woody Allen vedi scheda film
Non è vero che Woody Allen fa sempre lo stesso film da "Io e Annie" o non so da che altro film, come sostengono molti suoi detrattori. In realtà finora è riuscito sempre a elaborare nuove trame e nuove nevrosi da proporci. Non è questo il problema di "Midnight in Paris", anzi i pochi (seppur gravi) errori di questo film lo rendono distante dagli altri grandi Allen degli ultimi tempi, da "Match Point" in giù. Il problema fondamentale, a dirla tutta, è Owen Wilson, incapace di incarnare insicurezze e incertezze di un autore che da quando non compare più nei suoi film cerca di inserire sé stesso in alcuni suoi alter ego (a partire da "Whatever Works"). Infatti convincono molto di più Marion Cotillard e la divertita Kathy Bates.
Non si mette in dubbio la sincerità di quest'operazione, un atto d'amore nei confronti di qualsiasi tipo di arte, di una creatività che le mode del nostro contemporaneo hanno allontanato nelle offuscate menti di certa gente (i suoceri e la fidanzata del protagonista). Non si mette in dubbio la profondità delle tematiche e delle intenzioni (parlare dell'insoddisfazione umana nei confronti del proprio presente, un'insoddisfazione comprensibilissima ma pur sempre fastidiosa, e sempre presente negli esseri umani, come il personaggio di Marion Cotillard vuole dimostrare). E si perdona la natura prettamente scherzosa del film, che affianca capricciosamente autori non appartenenti necessariamente allo stesso periodo storico. Ma il problema è quel ritmo rallentato della commedia, che sembra sorgere sotto una crosta di ruggine che certo Owen Wilson non aiuta a scrostare. Il problema è che si avverte, in lontananza, quella facile maniera di proporre il sogno artistico, oggigiorno, che sta diventando fin troppo populista e accontenta chiunque.
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