Regia di Woody Allen vedi scheda film
Una commedia leggera firmata da Woody Allen, con un ottimo Owen Wilson protagonista, ambientata in una Parigi talmente magica al punto che, giunta la mezzanotte, i sogni dell’americano Gil, in vacanza di piacere con l’odiosa fidanzata, diventano realtà: l’aspirante scrittore si ritrova nella Parigi degli anni ’20, a contatto coi suoi idoli letterari e non solo. La commedia è sottile e delicata, incentrata sull’inadeguatezza ontologica dello spirito al proprio tempo (la morale è piuttosto semplice, anzi addirittura didascalica); una sorta di pessimismo leopardiano ammantato di atmosfere proustiane che gira attorno al concetto della nostalgia o, come si chiama oggi, del vintage.
Allen imbastisce una Parigi anni ’20 che è la summa culturale di inizio ‘900, in cui sottendono numerose sfumature che richiedono una discreta conoscenza dell’arte coeva per apprezzarla al meglio. Bello il finale, coerente col resto del film, e soprattutto ben curati i rapporti personali tra i protagonisti, soprattutto nella coppia (già collaudata in “Due single a nozze” Wilson-McAdams), opposti che si attrassero ed ora vanno avanti per inerzia. Proprio quest’ultimo aspetto necessita di una doverosa annotazione a margine: dopo una vita trascorsa a pubblicizzare la sua incapacità a comprendere le donne, ad amare in senso platonico, a comunicare con l’altro sesso, qui Woody Allen sembra lasciarci un testamento (professionale) sulla chimica amorosa: storiograficamente la morale del film vale il prezzo del biglietto, specie per gli amanti del genio di Manhattan.
Rimane l’interrogativo sul perché il protagonista viva gli anni ’20: allucinazione? sogno? suggestione? Quel che è certo è che l’operazione nel complesso è gradevole.
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