Regia di Woody Allen vedi scheda film
L'accoglienza del film da parte della stampa americana è stata molto positiva, in patria è stato un buon successo di pubblico con 56 milioni di dollari incassati (e anche in Italia), è arrivato un nuovo Oscar per la sceneggiatura ma, a conti fatti, il penultimo film di Allen non mantiene tutte le promesse. La storia di Gil Pender, uno sceneggiatore hollywoodiano in vacanza con la futura moglie e i suoceri a Parigi, che per evadere da una realtà meno rosea di quel che sembra si illude di compiere un viaggio nel passato, nella Parigi dei ruggenti anni Venti, può contare su un'abile progressione drammatica e su gag che più volte strappano il sorriso (simpatica quella del detective Gad Elmaleh che rimane intrappolato nel passato), ma, rispetto ad altri film precedenti che hanno trattato lo stesso soggetto della fuga in un mondo irreale, appare più scontato e meno sorprendente. L'aspetto più deludente, inoltre, è la rappresentazione dei personaggi degli anni 20, da Hemingway a Scott Fitzgerald, da Bunuel a Gertrude Stein, da Salvador Dalì a Cole Porter, come macchiette prive di qualunque spessore e intrise di luoghi comuni alquanto superati; nelle riprese di Parigi, invece, secondo me l'anziano maestro se l'è cavata piuttosto bene e garantisce un interesse visivo maggiore rispetto alla sostanza narrativa. Nel cast, Owen Wilson se la cava benino coi suoi tic, tuttavia senza eccellere in un ruolo che sarebbe stato interpretato magnificamente da un Woody Allen giovane, Rachel McAdams tende un pò troppo all'isterismo sopra le righe e, fra i personaggi del passato, risulta gradita soprattutto l'affascinante presenza di Marion Cotillard. Inutile, invece, il breve cameo della cantante e moglie del presidente francese Carla Bruni, relegata ad un paio di fuggevoli apparizioni come guida turistica.
voto 7/10
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