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Midnight in Paris

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su Midnight in Paris

di Kurtisonic
6 stelle

Quello di Woody Allen sembra un destino da rockstar. Se la rappresentazione è fedele a ciò che si aspetta, è ripetitivo e senza sorprese, se cambia registro stravolgendo e rendendo irriconoscibili i suoi pezzi, non è più lui. Midnight in Paris è catapultato all'indietro già dalla prima sequenza: la Parigi cartolinesca e struggente che tutti ricordano di aver visto almeno una volta nella vita o che vorrebbero vedere è lì, in quelle vedute, in quei rumori, in quelle sfumature. Lo scrittore americano  Gil in vacanza con futura moglie e suoceri si immerge nell'atmosfera bohemienne e sente di appartenere a un'altra epoca, al fulgore intellettuale e creativo degli anni venti. Allen con la leggiadra abilità di cui è capace  fa compiere a Gil il passo opposto del protagonista de La Rosa Purpurea del Cairo, lo proietta nel passato preferito alla scoccare della mezzanotte. Con abbondante uso di riferimenti simbolici e letterari, unendo comunicazione visiva, sonora e astratta, il regista crea una godibile messinscena ben strutturata che permetterà a Gil di avere una verosimile doppia vita. Se però la trama è ben costruita sono i meccanismi comunicativi dei personaggi che si muovono su assi ormai consolidatissimi per Allen con il risultato finale di non aggiungere niente di nuovo alla sua fortunata carriera. Scontato nel ruolo di Gil la proiezione sentimentale e nervosa di Allen sono gli altri a mostrare la corda, la fidanzata vessatrice, i suoceri borghesi e reazionari, gli amici profittatori e ipocriti, le figure artistiche del passato dal profilo bibliografico enciclopedico. Rispetto a qualche colpo a vuoto recente,  in Midnight in Paris si ritrova lo sguardo ironico e velato di malinconia e anche senza sfruttare la vena surreale Allen dimostra che tutto è narrabile ma che il tempo ha un suo limite e come dice il finale ognuno è destinato a vivere nell'epoca che gli tocca.

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