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Midnight in Paris

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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Antonio_Montefalcone

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La recensione su Midnight in Paris

di Antonio_Montefalcone
8 stelle

Ogni epoca idealizza quella passata, perché incapace di accettare il proprio presente.

Uno dei migliori film scritti e diretti da Woody Allen. La trama vede la sua ambientazione a Parigi, dove lo sceneggiatore statunitense Gil Pender si trova in vacanza con la fidanzata Inez.

Gil ama visitare e lasciarsi conquistare dalla capitale francese, nella quale vorrebbe trasferirsi e viverci, stanco del mondo di Hollywood, e potervi scrivere il grande romanzo che progetta da tempo.

Una sera rimasto a passeggiare da solo, allo scoccare della mezzanotte, Gil accetta un passaggio su un’auto d’epoca e, come per magia, si ritrova catapultato nella splendida Parigi degli anni Venti. Età d’oro per i grandi intellettuali, scrittori e artisti che lì si riunivano, e momento eccezionale per Gil che non solo conoscerà questi ultimi, ma si innamorerà anche della bella Adriana. Ma ciò che più conta, alla fine e suo malgrado, vivrà un’importante esperienza formativa a livello artistico, esistenziale e sentimentale.

 

La vera protagonista di questo film, dallo stile raffinato, elegante e ricco di grazia, è Parigi.

Una città incantevole e affascinante, proprio come quest’opera, una delle più interessanti e coinvolgenti di Woody Allen sceneggiatore e regista. Una città magica per merito della sua storia, e della sua atmosfera nostalgica e onirica, romantica e sognante. Per questo motivo la pellicola è anche un sentito e appassionato omaggio di Allen, non soltanto a tutte le arti ma anche e soprattutto alla bellissima capitale francese.

Parigi è qui ricostruita su suggestioni letterarie, musicali, cinematografiche e sui ricordi dello stesso autore. Questo fascino rende ancora più incantevole la pellicola, trasformandola in una favola lieve e godibile. Sembra quasi un dolce e malinconico sogno fatto da Proust, paradossalmente, l’unico personaggio che manca tra quelli della cultura del ‘900 e ’800 che si vedono nel film.

La pellicola di Allen, però, è anche una riflessione sulla Storia, sulla Memoria, sul Tempo.

 

Il protagonista è un personaggio fuori dal (suo) tempo. Questa tensione verso un passato mai vissuto ma desiderato, gli impedisce però di vivere bene il presente, e di comprendere le varie crepe che gradualmente si rivelano in lui e nella sua vita.  

Gil infatti sogna il grande romanzo e vagheggia nostalgicamente sulla Parigi dei tempi d’oro. Come per magia le sue fantasie diverranno realtà e a ogni mezzanotte si ritroverà catapultato nella Parigi anni ’20 e sempre più indietro. Tra bistrò, salotti e circoli letterari dialogherà, spesso anche in modo paradossale, con leggendari pittori, musicisti e scrittori dell’epoca.

Tra questi c’è la poetessa e scrittrice Gertrude Stein, interpretata magistralmente da Kathy Bates. Il suo contributo è stato importante per lo sviluppo dell’arte moderna e della letteratura modernista e in questa pellicola è colei che, insieme all’altro personaggio chiave Hemingway, porterà Gil a essere illuminato sul suo ruolo di artista scrivente e su una funzione principe che dovrebbe avere ogni tipo di arte, e cioè quella di non far soccombere alla disperazione, ma di far trovare ai propri utenti un antidoto per la futilità dell’esistenza umana. La nostra impotenza nei confronti dell’assurdità della vita non dovrebbe essere soltanto trasformata in arte, ma anche aprirsi a qualcosa di benefico e salvifico per l’anima, rendendo così quest’ultima più disposta a sopportare la finitudine e la vacuità esistenziale...

 

Owen Wilson, Marion Cotillard, Karine Vanasse, Sava Lolov

Midnight in Paris (2011): Owen Wilson, Marion Cotillard, Karine Vanasse, Sava Lolov

 

La vicenda però è anche una (riflessione sulla) storia d’amore, quella tra Gil e Adriana, che Allen descrive con una delicatezza tale da renderci empatici verso i due personaggi. E anche qui, il regista, tramite i dialoghi di Hemingway, a cui Gil vuole far leggere il suo romanzo e accettarne consigli e insegnamenti, ci suggerisce e invita ad amare, perché soltanto amando (anche se questo dovesse essere precario e provvisorio), si potrà lenire il proprio interiore malessere esistenziale, sia essa angoscia che ci trasmette la finitudine e l’imperfezione umana, sia essa disperazione per la nostra solitudine e impotenza nei riguardi della realtà.  Solo l’affetto sincero di e con qualcuno che condivida la nostra stessa condizione, potrà esserci da balsamo per l’anima.

 

L’opera non si preoccupa della sua irriverenza, ma diverte e fa riflettere con ironia e intelligenza culturale. Guardandola vengono in mente altri film interpretati o diretti da Allen. Ad esempio Radio days”, per la nostalgia di un passato più ingenuo e vivace, per la schiera di figure famose in una vita immaginaria, e l’ammucchiata di divagazioni e notazioni curiose su arte, vita e filosofia. E poi Provaci ancora SamoLa rosa purpurea del Cairo”. Capolavori la cui cifra stilistica era “l’elemento fantastico” come motore narrativo e tematico.  In entrambi questi lungometraggi si giocava con gag e battute e si rompevano i confini realtà-finzione, spazio-tempo. I protagonisti fuggivano il loro deludente mondo per rifugiarsi in altre dimensioni, vere alternative compensative al grigiore esistenziale e sollievo alle proprie infelicità.  

In “Midnight in Paris” il regista va oltre e trasmette un senso più maturo ed emozionante del rapporto sogno-realtà. Se ogni epoca pensa che un’altra sia migliore della propria, si illude; perché ognuna ha il suo mondo e l’ideale, fantasticato, esiste solo per essere desiderato.

In una Parigi, simbolo di libertà culturale, Allen si sente libero di giocare con i personaggi storici e Gil si libererà da ogni venerazione e idealizzazione sul passato: lo si vuol conoscere e conservare, ma al tempo stesso anche liberarsene.

Nelle location e atmosfere dei tempi che furono assaporiamo forme diverse dalla vita di oggi, ma anche la loro malinconica, immutata e identica sostanza, che poi è il vero senso del film: l’uomo è incapace di vivere e godere il proprio presente e il proprio essere. Ha una difficoltà nell’affrontare la complessità dell’esistenza e della propria identità.

La nostalgia del presunto bello in altri tempi e spazi, si rivela come un’altra invenzione della mente umana nel soffocare questa sua incapacità e sofferente infelicità. Un desiderio di fuga dalla propria insopportabile limitatezza. Ma tutto ciò se l’approccio è quello giusto, altrimenti l’inevitabile nostro arrivare a sognare, fantasticare, compenserà si limiti e mancanze, ma rischierà anche di alimentarne altre di più nocive. Quindi, se i sogni restassero trappole fini a se stesse e noi loro prigionieri, non si eliminerà nemmeno di poco quel disagio originario. Bisogna invece riuscire ad applicarli a strumento di crescita, trovando in loro il modo migliore per affrontare il problematico rapporto che abbiamo col vivere: ad esempio accettandosi per come si è, accettando limiti e imperfezioni umane, e forse, persino l’infelicità e il rimpianto.  Solo se imparassimo a usare questi ultimi e i sogni come mezzi terapeutici, e non come inconsapevoli o ingannevoli vie di fuga, forse, vivremo un po’ meglio il nostro tempo. E, finalmente, impareremo a vivere e credere a un oggi migliore di uno ieri, e non più al suo contrario...

Accettando di vivere finalmente soltanto il/nel  presente, Gil si accorgerà di quanto questo possa essere altrettanto ricco di bellezza e preziose opportunità…

 

Al di là del rilevante punto di vista concettuale, questa pellicola la si può anche apprezzare e gustare dal mero punto di vista formale/estetico. Ottima e curata è la ricostruzione d’epoca, con le suggestive scenografie, i costumi, la fotografia dai toni crepuscolari, il ritmo del montaggio, la sapiente colonna sonora ricca di musiche anni ’20 e ’30. Tutti efficacemente ironici e divertenti gli incontri che fa il protagonista con tante personalità del passato quali Ernest Hemingway, Scott e Zelda Fitgerald, Gertrude Stein, Pablo Picasso, Luis Buñuel, Cole Porter, Salvador Dalì, e convincenti anche gli attori che li hanno ben interpretati.

Numerosi i riconoscimenti e le candidature ai premi più prestigiosi: tra questi da ricordare almeno il Golden Globe ottenuto per la miglior Sceneggiatura Originale, e, nella stessa categoria anche il premo Oscar (che fa arrivare a tre le statuette vinte da Allen come sceneggiatore). Agli Oscar era candidato anche come miglior film, miglior regia e migliore scenografia. E’ anche il maggior incasso nella filmografia del regista. Con un budget di soli 17 milioni di dollari, ne ha guadagnato 154 a livello globale.

Insomma, un film davvero notevole e di grande qualità, da vedere e rivedere.

 

Midnight in Paris (2011): Trailer Originale

 

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