Regia di Joe Johnston vedi scheda film
La passione viscerale e quasi esclusiva per il cinema, maturo’ in me intorno ai 16 anni; ma non fu amore a prima vista, potente e incondizionato, bensi’ ebbe per cosi’ dire una genesi “derivativa”, come una mutazione (per citare un termine caro ai noti eroi mutanti) di un’altra grande passione coltivata dagli 8 ai 15 anni circa: il fumetto.
Sono sempre stato un lettore onnivoro di “giornalini”, ma un interesse oltre ogni limite era diretto verso i supereroi della Marvel; tra questi Capitan America era in assoluto il mio preferito, per almeno due motivazioni: la prima e’ che, a differenza di molti altri (Thor, Iron Man, Fantastici 4 ecc) questo “eroe” non ha veri e propri superpoteri: al di la’ di un fisico eccezionale frutto di un ardito esperimento e un efficace scudo protettivo costruito in laboratorio, Capitan America e’ un semplice ragazzo animato da una forza di volonta’ fuori del comune; la seconda ragione e’ che, a differenza dei gia’ citati altri eroi Marvel - quasi sempre vittime della propria mutazione – il nostro protagonista sceglie volontariamente di sottoporsi all’esperimento che lo creera’, conscio dei pericoli e delle incognite, ma motivato dalla salvaguardia della pace e bene comune. Inoltre mi e’ sempre piaciuta l’opportunita’ di seguire il supereroe nelle sue avventure appassionanti sia durante il secondo conflitto mondiale, come eroe della resistenza contro il Regime ed il suo nemico giurato Teschio Rosso, sia al giorno d’oggi, in seguito al ritrovamento del suo corpo sui ghiacci artici, nelle appassionanti avventure assieme ai suoi compagni superaccessoriati (i Vendicatori), che tuttavia egli domina e dirige con saggezza e prode coraggio.
Ma ora bando a sentimentali amarcord e facili nostalgie da quarantenne poco cresciuto e passiamo al film: il regista Johnston non mi convinceva gia' da tempo, non perche' non sia un corretto esecutore agli ordini di una mega-produzione, ma perche' per il mio fumetto preferito avrei scelto un regista spesso e adulto come il Kenneth Branagh di Thor o il bravissimo e talentuoso Mattew Vaughn dell'ultimo ottimo Xmen. cio' nonostante il film ha e mantiene una sua salda dignita', non stravolge piu' di tanto l'originale sulla carta, magari arranca un po' in fase preparatoria, ma quando Steve Rogers diventa Capitan America e' fatta, tutto parte in picchiata ed e' un vero peccato che il film finisca proprio sul piu' bello, quando il nostro eroe si ritrova nel nostro futuro, oltre settant'anni dopo le eroiche vicende che lo hanno visto protagonista.
Chris Evans, gia' Torcia Umana ha quanto meno il phisique du role per il ruolo da protagonista, e notevole e' l'effetto mutazione sul suo corpo, prima gracile poi possente, un trucco sbalorditivo gia' visto su Brad Pitt nel penultimo film di Fincher; Hugo Weaving e' un grande attore e in questo appetitoso ruolo da vilain lo dimostra puntualmente, mentre Hayley Atwell ha un fisico e un viso consono agli anni '40 del secolo scorso, ma non buca lo schermo e fa solo il suo dovere e nulla piu', cosi' come Tommy Lee Jones, gigione e smargiasso.
Come capita sempre piu' spesso anche questo film dimostra come la versione 3d sia assolutamente inutile e non aggiunga nulla piu' ad un film medio se non di garantire una massimizzazione degli incassi.
Film medio dicevo, a patto che non si consideri un parallelo con gli altri eroi della medesima resistenza, quegli Inglorious Basterds tarantiniani, in grado di sbriciolare e fare a pezzi il nemico e pure questo ennesimo blocbuster roboante.
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