Regia di Joe Johnston vedi scheda film
Tutto sommato è migliore di quanto credessi la versione Marvel Pictures di "Captain America, il primo venditore". La parte più interessante è quella introduttiva che esponendo la genesi dell'eroe mingherlino trasformato in un super soldato ci ragguaglia sulle motivazioni che diedero origine al fumetto nato dalla penna di Joe Simon e dalla matita di Jack Kirby sotto l'attenta e illuminata presenza dell'editore Martin Goodman patron della Timely Comics. Fu senz'altro un'idea brillante raccontare le gesta di un eroe soldato in quel lontano 1940. Fumetti simili esistevano già ma c'era fame di patriottismo e la domanda non era affatto matura. Gli Stati Uniti stavano cercando il pretesto per entrare in guerra e molti cercavano il modo di portare l'opinione pubblica dalla parte belligerante che chiedeva l'intervento armato in Europa. Il fumetto fu uno dei tanti strumenti adottati per ottenere il consenso delle masse e Captain America uno dei personaggi di maggior fortuna.
Il film diretto da Joe Johnston rievoca il folclore propagandistico nel soldato in costume, curiosamente armato del solo scudo difensivo, mentre viaggia per il paese insieme ad un corpo da ballo mozzafiato che agita glutei e seni chiedendo all'americano di sottoscrivere i War Bond roosveltiani.
Siamo nel 1942 quando il giovane e scheletrico Steve Rogers ottiene finalmente il privilegio di potersi arruolare. Ma all'inizio, dopo un esperimento che ne ha trasformato il fisico, ottiene la sola missione di girare gli Stati Uniti per reclamizzare lo sforzo bellico. Rogers, però, diventato eroe di cinematografi, radio e giornali, non ci sta più e lascia il baraccone per fare la propria parte in Europa dove l'Hydra sta muovendo i suoi raccapriccianti tentacoli.
Il fumetto di Simon & Kirby riuscì ad arricchire la Timely Comics e permise al Governo americano di ottenere ciò che desiderava coniugando efficacemente due capi saldi della mentalità americana: affari e devozione verso la patria. Nel film di Johnston questo accostamento è lampante sia nella rappresentazione del circo mediatico di cui il super soldato fa parte sia nell'apporto alla causa militare del geniale e multimiliardario Howard Stark che collabora alla sperimentazione del siero e alla creazione di armi redditizie quanto complesse.
Sempre nella prima parte del film, costituisce elemento interessante di analisi la presenza del "Tesseract", cubo magico in cui confluisce una potenza divina ancestrale in grado di cambiare le sorti del conflitto. Gli sceneggiatori strizzano l'occhio all'archeologo che batte in nazisti nella ricerca del Santo Graal dimostrando ancora una volta il fascino esercitato dalla ricerca esoterica nazista che confluiva nell'Ahnenerbe Forschungs und Lehrgemeinschaft, ovvero la Società di ricerca ed insegnamento dell'eredità ancestrale, fondata nel 1935 come istituto dedicato alle ricerche riguardanti la storia antropologica e culturale della razza germanica il cui ruolo è estremizzato e parodiato dall'Hydra di Schimdt e Zola.
La seconda parte del film, quella di azione e movimento, giocata sui campi di battaglia è, invece, meno interessante perché più scontata e perché liquidata con un minor minutaggio. A mio avviso paga poco la mancanza di un più intenso e lungo faccia a faccia tra il Teschio Rosso e Cap che a contrario, tendono a percorrere strade convergenti solo nel finale. Quanto a quest'ultimo, evocatore della tragica fine della guerra sui cieli di Hiroshima e Nagasaki, vi sono instillati il romanticismo, l'eroismo e la tensione emotiva utili a chiudere una porta e spalancare un "multiverso" di future avventure. Pur scontando i limiti di un patriottismo eccessivo e molesto (ma in fondo quello era il tempo) e di alcuni tempi comici piuttosto modesti il film gira piuttosto bene facendo quello che deve fare ossia divertire un pubblico poco incline a raffinatezze eccessive.
Disney+
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta