Regia di Joe Wright vedi scheda film
Giovane con superpoteri a seguito di modifica del DNA si scontra e vendica dei cattivi. Non ditemi che vi suona familiare...
Inizio col dire che non mi spiego l’esistenza di Eric Bana, soprattutto se devo considerarlo un attore; come zappatore o metalmeccanico lo troverei gradevole. Da ciò si capisce che per me il film zoppica da subito, cioè da quando l’ex Hulk viene inquadrato per la prima volta: non riuscirei a considerare Bana “in parte” in nessun contesto, figuriamoci qui come vice-Terminator con figlia a carico. Invece la giovane Ronan (che di nome fa Saoirse… uno scherzo dei genitori?) se la cava nella duplice veste di aspirante Alice-Jovovich (Resident Evil) da una parte e adolescente ancora da svezzare dall’altra. Papà e figlia di qua e cattivissima dall’altra parte della barricata: Cate Blanchett, la cui piega naturale delle labbra candida autorevolmente a mostro dagli occhi di ghiaccio, simil-umana con integratori vitaminici di crudeltà gratuita.
Il film si divide in tre parti: la prima, brevissima, è inerente la “preparazione” della giovinetta alle avversità del destino. È la parte che mi è piaciuta di più, benché surreale. Poi sopraggiungono le avventure di Ronan in compagnia di una scalcagnata famiglia di ex-sessantottini, e pure qui la pellicola si può sopportare, visto che gioca molto sulla segreta ambiguità della giovincella. È il redde rationem (parte terza) a non convincermi per nulla: troppo lungo e fiacco, con Bana che nell’allenare la figlia ha dimenticato di allenarsi pure lui. Infatti muore. Come andrà a finire? Indovinate: può la perfida Blanchett prevalere sulla dna-modificata figlia di padre amoroso? No, non può. E così finisce il film.
Vedibile, una sola volta. Facilmente dimenticabile (così magari lo rivedete: comodo, no?).
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