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Hanna

Regia di Joe Wright vedi scheda film

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La recensione su Hanna

di maurizio73
4 stelle

Figlia di un ex agente CIA da cui è stata allevata nella selvatica cattività di un rigoroso addestramento tra i boschi, per Hanna è
finalmente giunto il momento di ritornare alla civiltà per vendicare la morte della madre, uccisa da una ex collega e nemica giurata
del padre. Quello che Hanna non tarda a scoprire è in realtà una verità assai più complicata sulle sue origini, sul rapporto con il
suo mentore e sulle reali finalità della sua missione. La sua vendetta sarà spietata.

 

 

Passando dagli adattamenti cinematografici di melodrammoni in costume ('Orgoglio e pregiudizio ' - 2005 e 'Espiazione' - 2007) all'action thriller spionistico ad alto tasso di adrenalina e di futuribili trame fantapolitiche, il 40enne Joe Wright sembra perdere convinzione e smalto amalgamando in modo abbastanza prevedibile il modello da 'enfant sauvage' di una piccola Nikita di origini teutoniche che parla fluentemente un numero imprecisato di lingue, ha una cultura pressocchè nozionistica (quella che passa il convento), ripete come un mantra le coordinate geografiche e sociali di una sua immaginaria identità civile e soprattutto è una letale arma di distruzione di massa dai capelli biondissimi e dal dolce sorriso lentigginoso.

 

 

 

Non prendendosi troppo sul serio, ma nenche negandosi il repertorio di rocambolesche evasioni, fughe, sparatorie e rese dei conti varie, Wright imbastisce una sorta di narrazione favolistica di una innocenza perduta (o mai posseduta) nel suo disperato tentativo di recuperare il tempo e le palpitazioni adolescenziali lungo un percorso on the road che la porterà nel museo posticcio di un immaginario da fratelli Grimm e dove la solita regina crudele e livorosa (una non troppo credibile e sempre graziosa Cate Blanchett) la attendende per stabilire il suo triste dominio sulla bistrattata infanzia di una cinica manipolazione genetica.

Tutto già visto e rivisto ovviamente, con l'aggravante di mantenere inspiegabilmente nebulose e deboli le motivazioni che conducono all'inevitabile tragedia di un crudele rendez-vous familiare e di procedere per accumulazione di luoghi comuni di cui ci saremmo volentieri risparmiata la visione, come pure la faccia monoespressiva di un Bana sortito dall'atelier finto-vintage di una 'cortina di ferro' fuori tempo massimo.

 

Hanna (2011): Cate Blanchett

 

Hanna (2011): Erik Bana

 

Resta l'aggraziata e simpatica flessuosità della efebica e letale Saoirse Ronan pronta a far strage tanto di cattivi neonazi dai capelli ossigenati quanto mettere al tappeto uno sprovveduto e sdolcinato spasimante occasionale nel malinteso slancio di tenere effusioni adolescenziali. Più che le suggestioni di struggenti ricadute degli strascichi mistificatori di una spietata e cinica manipolazione genetica, rimane il senso di un'occasione sprecata per un autore non privo di qualità che, dopo i convincenti esordi di soggetti complicati e ad alto peso specifico, sembra perdersi nel solito bicchiere d'acqua del facile blockbuster americano con ambizioni mainstream (distribuiscono Universal e Sony) che lascia il tempo che trova. 

 

 

 

 

 

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