Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
E' una lodevole operazione proporre alla grande massa un fumetto come Tintin, nato nel 1929, invece dei supereroi americani spaccatutto o, peggio ancora, gli anime giapponesi. Ci vuole un regista di ottimo gusto come Spielberg, il problema è che quando non ci saranno più questi mostri sacri, il blob dilagherà. Tornando al film, la pellicola è molto gradevole, con un ritmo velocissimo, una tecnica realizzativa strabiliante, in motion capture, particolari molto indovinati, citazioni a bizzeffe, da cinefili, una vena ironica a volte forse un po' troppo marcata, comunque una vera festa per gli occhi. Filologicamente ineccepibile, in quanto il soggetto è tratto da tre albi di Hergé, "Il Granchio d'Oro", "Il Segreto del Liocorno" e "Il Tesoro di Rackham il Rosso", il film convince ma non entusiasma, e potrebbe deludere i fan accaniti del protagonista, che nel film non ha l'espressione tanto sveglia, ha la faccia un po' da babbeo, a differenza degli altri personaggi che sono stupefacenti. Ma a parte questo particolare di per sé trascurabile, l'unica cosa di cui si sente veramente la mancanza è la ligne claire, quel segno pulito, lineare, elegante, leggiadro, sofisticato, innervato nell'iconografia della prima metà del novecento che probabilmente nessun regista, per quanto bravo e appassionato, potrà mai riprodurre.
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