Regia di Jafar Panahi vedi scheda film
Jafar Panahi definisce Offiside come una «commedia umoristica» e forse nel 2006, quando è stato realizzato, era questa la lettura più immediata. Oggi è però difficile riderne e l’ottimismo che anima il finale risulta doloroso proprio nel contrasto con la realtà. L’idea che lo spirito di fratellanza dovuto a una vittoria della nazionale di calcio possa, in qualche modo e anche solo per una notte, superare le imposizioni del regime appare magra consolazione. Non che l’opera di Panahi sia ingenua, è infatti contrappuntata dal ricordo dei ragazzi morti nel match per la qualificazione ai Mondiali di Calcio del 2006 tra Iran e Giappone: ufficialmente sei giovani ma sembra fossero sette e la settima fosse una ragazza. Come in Il cerchio sono dunque donne le protagoniste, arrestate per essersi introdotte allo stadio. Travestite più o meno bene hanno violato un luogo per soli uomini, dove ai maschi è permesso sfogarsi con ferocia, tanto che un maturo spettatore dichiara di amare le imprecazioni più del gioco. Spettacolo poco decoroso e inadatto a occhi femminili secondo il regime, o forse solo secondo un’interpretazione della legge in un Paese dove i meccanismi del potere rendono le forze dell’ordine più realiste del Re. Eppure c’è vitalità in tutti, tanto nei tifosi, quanto nelle ragazze che sfidano la polizia, alcune con eroica e ingegnosa sfacciataggine, e pure dalla parte dei militari, giovani coscritti obbligati a rispettare ordini che stentano a capire (come già il piantone in Oro rosso). Vicine a una partita irraggiungibile, le giovani pressano i soldati con una logica e una verbalità inesauribile, minandone le certezze. Girato con attori non professionisti, quasi come un documentario eppure con lunghi piani sequenza, Offside conferma il talento di un grande regista, capace di gettarci con naturalezza nel pieno dell’azione e al contempo di dirimere un intreccio di punti di vista, apparentemente improvvisato eppure attentamente scritto. Che esca solo ora - nonostante l’Orso d’argento al Festival di Berlino - segnala i limiti anche del nostro, di regime.
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