Regia di Jafar Panahi vedi scheda film
Piccolo gioiello di grande cinema, la rappresentazione semplice e grandiosa di quanto le coscienze in Iran (come altrove nel mondo, Italia esclusa) si stanno risvegliando. Il “gabbiotto” all’interno dello stadio dove i soldati tengono segregate le ragazze non è una prigione, e grazie a Panahi diventa il crogiuolo dove le idee si schiudono, gli orizzonti cambiano, le possibilità si creano… I soldati “capiscono” le ragazze, e queste capiscono loro, e la sfavillante sequenza finale nel pulmino scintillante di festa, le manette che si aprono, le lacrime e gli “hurrà” sono gli ingredienti e la base di quella rivoluzione verde che ancora, bandita dalle cronache nostrane tutte prese con le cazzate dei politici, vive nell’antica, nobilissima Persia. Uscito in Italia dopo cinque anni dalla sua produzione (di breve, qui da noi, oltre alla prescrizione dei processi, c’è solo il cervello di chi comanda il cinema e di chi ci va lasciandosi comandare, milionate di incassi per le stronzatine di commedie…), andrebbe visto anche solo per sostenere la solidarietà al regista… Se non che, poi, ci si ritrova davanti a un piccolo capolavoro fatto con quattro soldi, quattro soldati, e un cuore grande così.
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