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Offside

Regia di Jafar Panahi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Offside

di laulilla
7 stelle

Questo film del 2006 racconta una storia di donne iraniane, storia di soprusi violenti e di ottusi divieti. Il regista che lo ha girato è stato per questo incarcerato, dopo una condanna a sei anni, a cui si è aggiunto il divieto di dedicarsi alla regia per altri venti.

 

Questo film è terribile, ma è anche un bel film che ci racconta l’ostinazione di alcune ragazze che abitano – o studiano – a Teheran, le quali, rischiando il carcere, vogliono entrare nello stadio per vedere la partita della nazionale iraniana, ciò che è vietato alle donne dalle leggi islamiche, almeno secondo l’interpretazione degli Ayatollah.

 

Le giovani, che si erano ben camuffate per nascondere i caratteri femminili del loro volto, erano state presto individuate: la stretta sorveglianza del regime era riuscita a separarle dagli altri tifosi, confinandole in un settore dello stadio, sottoposte grottescamente alla rigida sorveglianza dei soldati di leva armati, che il regime aveva inviato lì a questo scopo.

Da quel settore non avrebbero potuto allontanarsi neppure per andare in bagno, non esistendo negli stadi iraniani i bagni per le donne.


È molto importante però il fatto che le fanciulle cerchino di parlare con i soldati per esporre le loro buone ragioni e per far capire anche a loro l’assurdità della situazione.
Le risposte dei soldati ci parlano di una mentalità arcaica, intollerabile ai nostri occhi, ispirata al pregiudizio che le donne siano deboli e abbiano bisogno di essere protette dagli uomini di famiglia – padri, mariti, fratelli – che a questo, oltre che al lavoro, si devono dedicare.

 

La versione integralista della legge islamica, forse non era l’unica responsabile di questo modo di pensare: i soldati provenivano da zone lontanissime dalla capitale, sterminata metropoli in cui il comportamento degli individui, per quanto rigidamente controllato, poteva sfuggire alla sorveglianza della polizia;  la scuola e l’Università inoltre fornivano a generazioni di giovani e di ragazze gli strumenti critici al cui vaglio rimanevano impigliati i vecchi stereotipi che per millenni avevano frenato le aspirazioni alla libertà e al riconoscimento dei diritti individuali di uomini e donne.


Nelle campagne e sulle montagne iraniane, popolate da un’umanità legata alla produzione agricola in terre avare, nonché all’allevamento, in difficili condizioni, di animali da latte e  da carni, era invece diffusa l’ignoranza xenofobico-razzista, come quella dei soldati, che... giustificavano il comportamento dei giapponesi, allo stadio in compagnia delle donne: “i giapponesi sono diversi e di un’altra razza

 

 

 

 

Sono passati molti anni dall’uscita di questo film; Panahi continua, come sappiamo, la sua lotta, nel carcere in cui sconta ulteriori anni di pena, ma oggi la battaglia per i diritti sta coinvolgendo, finalmente insieme, uomini e donne, a Teheran e in altri luoghi lontani dalla capitale, nella comune coscienza di non aver null’altro da perdere se non le catene illiberali che li soffocano.

Con la loro combattiva intelligenza e con la loro cultura, sono adesso i protagonisti della rivolta, forse decisiva contro il regime reazionario dell’Iran.

Vediamo dunque questo film, ora in streaming, per capire ciò che sta succedendo e anche per sostenere con la nostra solidarietà le donne, gli uomini, e il coraggioso regista di questo film.



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