Regia di Philippe Le Guay vedi scheda film
C’era il dubbio, quasi il sospetto, di un trattenuto accademismo in questa commedia sentimentale ambientata a Parigi all’inizio degli anni 60. Soprattutto quando vengono mostrati all’inizio, con una ripetitività metodica, gesti, sguardi, situazioni. Ma all’improvviso Le donne del 6° piano lascia intravedere la vitalità che si nasconde dietro le apparenze borghesi e brucia gradualmente quei freddi arredi curati, i vestiti di Sandrine Kiberlain e i colori neutri che si squagliano in un finale en plein air denso di una contagiosa nostalgia. La vita di Jean-Louis, agente di cambio e rigoroso padre di famiglia, cambia quando conosce un gruppo di cameriere spagnole che vivono al 6° piano del suo elegante palazzo. Philippe Le Guay porta sullo schermo un’altra danzante ronde di destini incrociati dopo Il costo della vita, grazie anche a Fabrice Luchini, sempre sospeso tra disagio e desiderio, che sa esprimere il suo imbarazzo anche con uno sguardo come André Dussolier. Si va ben oltre le chiusure letterarie di Il riccio e ci si spinge invece nelle zone dell’eleganza formale del miglior Leconte contaminata con l’ultimo Ozon di Potiche. La bella statuina: anche qui un vecchio album di fotografie si rianima grazie alle vivaci sonorità linguistiche che fanno da colonna sonora e si espandono nei silenzi.
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