Regia di Philippe Le Guay vedi scheda film
L’evoluzione dei rapporti tra un agiato capofamiglia parigino e un gruppo di governanti spagnole, emigrate per sfuggire al franchismo e alla miseria, porta novità in entrambi gli ambienti. Il regista Philippe Le Guay attinge ai suoi ricordi di infanzia e realizza una vicenda semiautobiografica, che dai toni comici della prima parte trapassa insensibilmente a una maggiore serietà. Due mondi che all’inizio tendono a ignorarsi, pur condividendo gli stessi spazi, poi imparano a conoscersi superando le diffidenze reciproche: siamo nella Francia dei primi anni ’60, ma con modifiche minime il film potrebbe adattarsi benissimo all’Italia di oggi, con domestiche filippine o ucraine. Luchini rifà in sostanza il suo personaggio di Confidenze troppo intime (il finale è ai limiti del plagio), ossia l’uomo grigiamente metodico che rivoluziona la propria vita per amore; il contorno è però definito con eccessivo semplicismo, popolato da macchiette più che da personaggi (la moglie altezzosa, i figli stronzetti, la milionaria mangiauomini, la servetta comunista), e qualche situazione è francamente inverosimile (giocare in borsa non mi sembra l’investimento migliore che un esperto potrebbe consigliare a chi ha pochi risparmi da parte).
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