Regia di Asghar Farhadi vedi scheda film
Fresco di separazione dalla moglie, Nader è costretto ad assumere una badante per l'anziano padre malato di Alzheimer. Da presupposti tutto sommato estremamente banali, scaturiranno conseguenze imprevedibili. Dall'Orso d'Oro all'Oscar, passando per il Golden Globe e per un'altra abbondante dozzina di premi internazionali, è davvero incredibile il numero di riconoscimenti conquistati da questo interessante (e magari un po' sopravvalutato?) dramma iraniano, davvero micidiale per la perfezione della sua struttura ad incastro e per la costruzione psicologica di personaggi tutti ugualmente deplorevoli, eppure umanissimi e proprio per questo estremamente disturbanti, specchio riflesso delle nostre inadeguatezze e delle nostre più profonde meschinità. Il messaggio di fondo del film di Asghar Farhadi sembra essere moralista e, in fin dei conti, abbastanza conservatore: la dissoluzione della famiglia tradizionale è la causa scatenante di disastrose conseguenze mentre gli uomini (e le donne) basano i loro rapporti sulla menzogna e l'inganno, finendo anche per corrompere l'innocenza delle due bambine, il cui sguardo sgranato sulla lite tra i loro genitori sembra richiamare noi tutti alle nostre responsabilità educative nei confronti dei nostri figli. Una società allo sbando quella descritta da Farhadi, partendo da eventi minimali e banalissimi, con l'iperrealismo tipico del cinema persiano che, prendere o lasciare, si ama o si odia senza possibilità di mezze misure. Straordinariamente efficaci gli attori, asciuttissima e priva di qualsiasi fronzolo la regia di Farhadi: "Una separazione" è una pellicola ipnotica e conturbante, ma anche lentissima, opprimente, claustrofobica e, probabilmente, alquanto sopravvalutata... voto comunque positivo.
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