Regia di Asghar Farhadi vedi scheda film
Nader (Moadi) e Simin (Hatami) si separano. Lei ha un'occasione di lavoro altrove, lui non se la sente di lasciare a chissà chi il padre ammalato di Alzheimer (Shahbazi). Decidono di separarsi ma prima che il giudice (Karimi) possa mettere la parola fine alla loro vicenda un altro impedimento giudiziario li unirà di nuovo: l'accusa rivolta a Nader di avere fatto perdere, con una spinta, il nascituro a Razieh (Bayat), badante del padre, durante un alterco.
Il film vincitore al festival di Berlino è un film di grande complessità, centrato sulle tematiche dell'orgoglio, della religione come potente elemento coercitivo, dei rapporti di genere e famigliari, con scelte narrative tanto originali quanto imprevedibili, addirittura ellittiche. Eppure l'opera nel suo insieme rimane fredda, estremamente cerebrale, troppo "scritta" per risultare vera.
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