Penultimo lavoro di Leo McCarey, regista proveniente dalla grande scuola del cinema muto anni' 20 ( periodo in cui ha scoperto e formato, assieme ad Hal Roach, la celeberrima coppia composta da Stan Laurel e Oliver Hardy, lanciata con il cortometraggio " Metti i pantaloni a Philip" e da lui diretta successivamente in alcune comiche straordinarie come " Liberty", meccanismo perfetto e insuperabile di suspense buffonesca, e " Noi sbagliamo" , in cui anticipa trama e gag de " I figli del deserto", uno dei lungometraggi del duo in assoluto piu' amati e celebrati!) e maestro affermato della Screwball Comedy anni'30(genere a cui ha dato un contributo fondamentale , dirigendo alcune delle pellicole piu' divertenti, eccentriche, geniali del periodo: La guerra lampo dei fratelli Marx, L'orribile verità, Il maggiordomo ... ) che, dopo una serie di opere trascurabili e sottotono non degne della sua fama ( anche se di enorme successo, come il fiacco e stereotipato, ma campione d'incassi e vincitori di sette premi Oscar, La mia via, con Bing Crosby) e dopo il notevole ( ma virato su binari piu' melodrammatici e dolciastri) Un amore splendido, sembra ritrovare, con questa folle commedia antimilitarista , la vena umoristica degli anni d'oro: unisce con inventiva e originalità il gusto per la gag visiva e quello per la battuta fulminante, comicità fisica e comicità di parola , propensione per l'assurdo e caricatura sociale ancorata alla realtà, realizzando una farsa satirica con i controfiocchi, vertiginosa, scatenata, irriverente e smaliziata, che con spirito caustico e liberatorio si prende gioco di tutto e di tutti, accumulando sketch, equivoci da pochade, citazioni cinematografiche e siparietti onirici, e sfociando in momenti di irresistibile e strabordante buffoneria ( il fallimentare spettacolo sui nativi americani, il convegno imbastito dalle donne per impedire l'innalzamento di una base missilistica all'interno della cittadina in cui abitano ), catastrofica, anarchica e delirante, con cui il regista, allo stesso tempo, omaggia il cinema del passato e anticipa il piglio grottesco /burlesco di molti film demenziali degli anni '70/ '80.
Paul Newman e Joanne Woodward( notoriamente marito e moglie anche nella vita) battibeccano con garbo e autoironia , lanciandosi in schermaglie familiari memori di Spencer Tracy e Katharine Hepburn, ma il divertimento maggiore lo offrono i comprimari, specialmente un esuberante e provocante Joan Collins (qui nei panni di una donna frustrata a causa di un matrimonio infelice in cerca di avventure galanti ) , realmente incontenibile quando, mettendo in mostra un talento clownesco innegabile, improvvisa balli bizzarri e sfrenati con cui riesce non solo a risultare sensuale ed esilarante allo stesso tempo , ma anche a mettere a dura prova la fedeltà coniugale di Harry Bannerman , consorte nel bel mezzo di una crisi di coppia interpretato da Newman ( che, dal canto suo, dimostra una vena farsesca inusuale e inesplorata, esibendosi in un esercizio di alto livello pagliaccesco, accentuando la mimica e recitando con tutto il corpo, arrivando a dondolarsi, fingendo una sbornia, avanti e indietro su un lampadario, in puro stile slapstyck): i suoi tentativi di seduzione( specialmente quello nella camera d'albergo, con lui che, a causa di una macchia sui calzoni, si ritrova in mutande nascosto dietro la poltrona, e con lei, astuta tentatrice ,che gli si presenta davanti in vesti sempre più succinte! ), cosi' spudorati , imprevedibili e sopra le righe, sono tra le cose migliori dell'intera operazione, e valgono da soli il prezzo della serata.
La critica all'esercito statunitense è sgangherata e di grana grossa ma coglie ugualmente nel segno, tirando fuori le unghie a più riprese e mostrandoci un "mondo" disorganizzato e casinista in cui prendono posto caporali fumettistici tanto isterici e guerrafondai quanto stupidi e combinaguai, generali distratti e in balia degli eventi , e soldati giovani e svagati che pensano solamente a usufruire del fascino della divisa per sedurre giovani e ingenue fanciulle. Ma a fare le spese dell' acuta verve parodistica di McCarey & co. non c' è soltanto il regno militare: ci si prende gioco anche dell'istituzione familiare americana (sotto la cui felice e gioviale facciata si cela un vero e proprio incubo, popolato da bambini irrispettosi, insofferenti alle regole e schiavi della televisione, mariti infelici e insoddisfatti che trovano nel mondo dei sogni il rifugio alla stressante e complicata vita di tutti i giorni , mogli frigide e bacchettone fanatiche di consigli comunali e assemblee ), del puritanesimo, del fervido impegno politico in cui si buttano molte casalinghe disperate, dei giovani ( per il cui dileggio si arriva a creare, in fase di scrittura, un intero linguaggio pseudo adolescenziale "alla moda" pressocchè incomprensibile , composto da parole inventate apparentemente senza senso, che finisce col contaminare anche la lettura delle favole per infanti!), del potere dei mass media ( la cui derisione può ricordare, per certi versi, quella intrapresa da Frank Tashlin in alcune pellicole coeve, come La bionda esplosiva o Il balio asciutto, di spirito e toni affini a questo I missili in giardino), del sesso ( quello delle prime esperienze, quello represso, quello affannosamente cercato e non trovato), dell'offuscamento causato dall'alcol( che smorza i freni inibitori, come nel caso di harry e angela, o fa commettere sciocchezze immani e collezionare brutte figure ben poco onorevoli , come nel caso del capitano Oxie ) ... non viene perdonato niente e nessuno: tutto viene messo alla berlina, finendo in un tritacarne che macina concetti, fondazioni e personaggi con le armi dello sberleffo e della parodia (cinica, sguaiata e "sana"). Perfino il finale, in apparenza lieto e conciliatorio, nasconde un sottotesto beffardo.
Un film ( all'epoca campione d'incassi) che sa affondare i suoi bersagli con precisione chirurgica, apparendo come una macchina ben oliata che arriva a destinazione senza intoppi né contrattempi.
Voto : 8/10
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