Regia di Yasemin Samdereli vedi scheda film
Opera prima della regista Yasemin Sandereli, coadiuvata alla sceneggiatura dalla sorella minore Nesrin a sua volta esordiente, Almanya. La mia famiglia va in Germania (stendiamo un velo pietoso sul titolo italiano in rima) è cinema edificante, autobiografico e nazionalpopolare. Si racconta l’integrazione in terra tedesca da parte di una famiglia di turchi, ispirata alla vita delle due sorelle, e in particolare si ripercorre la vicenda di nonno Hüseyin, che in gioventù era stato il milionesimo e uno immigrato e aveva perso di un soffio, a causa della sua gentilezza, il premio assegnato al milionesimo. Oggi la Germania decide di ricompensarlo, chiedendogli di tenere un discorso pubblico. Lui accetta ma continua a sentirsi turco e non apprezza i modi troppo tedeschi della famiglia, così decide che andranno insieme in vacanza in Turchia per risistemare una casa appena acquistata. Rispetto al versante on the road sono però preponderanti i flashback, dove la storia del giovane Hüseyin è raccontata al nipote Cenk da una cugina. Il punto di vista dei bambini è al solito insidioso e infatti, pur strappando inizialmente qualche sorriso, il film si fa via via più dolciastro e sul finale pure strappalacrime. Se il modello erano East Is East e i film di Fatih Akin ne difetta però il dramma, qui solo di facciata, e ci si trova piuttosto dalle parti di una colorata fiction, per grandi platee Tv di bocca buona.
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