Regia di Sarah Smith, Barry Cook vedi scheda film
I tempi cambiano anche per Babbo Natale: da rassicurante silhouette bidimensionale sul pan di spagna si ritrova in tenuta paramilitare in 3D per stare al passo coi tempi. A bordo di un’astronave che a confronto quella di Independence Day sembra un rudere, alla guida di un esercito sterminato di elfi che si calano nei camini come provetti navy seals e dotato di un sistema informatico che monitora la bontà dei destinatari dei suoi regali (che si può misurare con una specie di pompetta sputaregali), Babbo Natale passa come un rullo compressore sul mondo. Sul ponte di comando, il figlio maggiore, tutto pettorali e tuta mimetica, sogna di rilevare il posto del padre mentre, nelle stanze della residenza al Polo, con tanto di pantofole luminose a forma di renna, l’altro figlio, combinaguai e pasticcione nerd, si fa in quattro affinché anche l’unica bimba dimenticata dall’infallibile sistema informatico possa avere il suo regalo. Insomma: la regista Sarah Smith ce la mette tutta, ma il suo film, proprio come l’astronave ultramoderna di Babbo Natale, sortisce l’effetto di un déjà vu. Il 3D un gadget superfluo. Film dalla morale facile, Il figlio di Babbo Natale, che sui titoli di coda propina anche Justin Bieber, tenta disperatamente di sfiorare le vette della poesia ma arranca anche sulla pianura dei buoni sentimenti. Forse i bambini si divertiranno. Gli adulti rimpiangeranno Polar Express.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta