Regia di Paddy Considine vedi scheda film
In un sobborgo di una cittadina inglese Joseph, vedovo, sublima la sua rabbia facendo risse con chiunque; conosce quindi Hannah, timorata di Dio costantemente pestata dal marito e i due, anche senza volerlo, finiscono per unire i loro violenti destini.
Indubbiamente meno politico, ma più violento – talvolta in modo perfino disturbante – di un film di Ken Loach, Tirannosauro affonda le sue radici nello stesso substrato socioculturale di tali opere: i meno abbienti, gli sfruttati, gli ultimi anelli della catena produttiva britannica, che vivono grigie esistenze nella totale mancanza di una speranza di riscatto, in quartieri popolari al di fuori di qualche grande città. Dio è solamente un grande inganno, una vaga metafora a cui aggrapparsi in caso di estrema disperazione; l’umana solidarietà, prima ancora che l’amore e l’amicizia, è il primo e più grande assente in siffatto scenario. Nel debutto dietro la macchina da presa di Paddy Considine, già noto come attore, si intrecciano i destini di due personaggi profondamente negativi eppure allo stesso tempo privi di specifiche colpe: due vittime di un destino cieco e beffardo che si è preso gioco di loro trasformandoli loro malgrado in carnefici. Scritto dallo stesso Considine, Tirannosauro trova in Peter Mullan e Olivia Colman due protagonisti efficaci al punto giusto; traballa invece nel finale (la trovata della lettera è bella, ma non è chiaro come sia possibile che Joseph, autore di un omicidio a sangue freddo e senza attenuanti, sia uscito di galera prima di Hannah, assassina del suo aguzzino) e, quanto è peggio, nel titolo completamente buttato via. 5,5/10.
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