Regia di Sean Durkin vedi scheda film
* * * ¾
Non puoi sceglierle tu, le persone che ti amano.
Quando Paula divenne di nuovo cosciente di ciò che aveva intorno, la prima cosa che percepì furono le dita di lui intrecciate alle sue.
Era assicurata alla lettiga dell'ambulanza – i polsi ammanettati nel nylon, il petto premuto da un'ampia fascia – per trattenerla dal flagellare le braccia e strapparsi l'endovenosa. Solo la presenza di lui le impediva di urlare. Lui calò lo sguardo su di lei, capelli biondicci penduli sopra occhi azzurri, guance pallide scurite da un paio di giorni di barba.
Il suo amore per lei s'irradiava come aria fresca da un blocco di ghiaccio. [...]
L'infermiera le porse un prontuario di moduli. “ Suppongo di non doverle spiegare niente, in merito “, disse. Poi : “ C'è qualcosa che non va nella sua mano ? “.
Paula guardò in basso, verso il pugno chiuso a palla. Si concentrò sul rilassare le dita, ma si rifiutarono di sganciarsi. Era accaduto spesso, ultimamente. Sempre la mano sinistra. “ Immagino che sia il nervosismo “.
L'infermiera annuì lentamente, senza bersela. S'accertò che potesse reggere il prontuario e scrivere, poi la lasciò.
Non da sola. Lui s'afflosciò in una sedia accanto al letto, le gambe tese di fronte a sé, le piante dei piedi nudi quasi nere. Il suo timido sorriso fu quasi una promessa. Sono qui, Paula. Sarò sempre qui per te.
Daryl Gregory - Damascus - F&SF, Dic.'06 ( trad. Fabio Feminò )
Inizio [****½] di un perfezionismo evidente che si affaccia s'una storia che già sta vivendo un suo climax al culmine della tensione e primo tempo a tratti eccezionale ( 45' - ****¼ ) con fotografia, montaggio e sceneggiatura che restituiscono i tempi della vita che prende le sue decisioni e che ritroveremo intatti poi solo nel finale alla the Sopranos ( e ''alla'' Code Inconnue : tradurre quello sguardo...), cui fa seguito un lento normalizzarsi [ ''inseguendo'' M.Haneke ( Funny Games 3.0, sundance version ) e J.Glazer/D.Cronenberg ( no, W.Wyler e S.Kubrick non li citerò...) : *** ], con ancora però autentici squarci lirici ( Altman, Malick ( il finale di Days of Heaven ), Mungiu, Lanthimos...giusto per fare qualche nome a caz...so ), ed una scena terminale con esito aperto e secco [****¾] che 'riscatta' tutto ( non ancora di maniera : quando la non consolazione lo diverrà, anche off-hollywood, allora lo sarà ).
Martha scappa, Martha viene accolta, Martha fugge, Martha viene inseguita : attraverso una narrazione binaria che sul corpo principale ancorato al presente che andiamo a scoprire innesta flash back inseriti con una modalità che se fosse sfuggita solo di un poco di mano al regista esordiente Sean Durkin sarebbe apparsa facile, pesante e involontariamente imbarazzante ( come la scena di violenza ''alla Haneke'' : disturbante, ma con un retrogusto d'impaccio, o la possibile tentata seduzione nei confronti di Martha da parte di Ted-H.Dancy, fino al plateale marchiano gesto di ''dislocazione'' dal quotidiano vivere ch'è il rifugiarsi di Martha nel letto di Lucy e consorte intenti a fare sesso di ritorno da una visita ginecologica della sorella maggiore sulla sua fertilità : ovvio che in 'comunità' Martha si comportava così condividendo le esperienze, ovvio che questo è un passo un po' difficoltoso della pellicola, reso però in un modo tanto palesemente chiaro ed esplicito da risultare per contro assimilabile ), e che invece risulta fluida e del tutto scorrevole, di una invidiabile continuità, come le due facce di un nastro di Moebius ritorte e saldate insieme.
Dicotomia che rende altrettanto esplicito ma mai invadente anche il rimpallarsi di speculazioni, informazioni, vaglio di possibilità e alternative strette ai propri orizzonti e intendimenti di circostanze che lo spettatore riceve mentre Martha li vive : un esempio su tutti, il personaggio di J.Hawkes, Patrick, che passa da affrancatore a stupratore, da liberatore a orco, da redentore [ ma la setta non ha 'quasi' alcunché di ''religioso'', molto di idolatria però, declinata all'umano ( I am / You are a Teacher and a Leader ) e possiede, come ogni congrega di fanatici di qualunque tipo, un proprio 'culto', in questo caso della personalità, sillogistico ( “ La morte è bella perché tutti noi abbiamo paura della morte. E la paura è l'emozione più bella di tutte perché crea una completa consapevolezza. Ti porta nel momento, e questo ti rende realmente presente. E quando sei realmente presente, quello è il nirvana. Quello è l'amore puro. Dunque la morte è l'amore puro “ ) impersonificato da Patrick, e opera una secazione dalla 'nostra' realtà per-seguendo un proprio ''obbiettivo'' così che in ogni modo la rescissione e la cesura dal 'nostro' mondo imperfetto sono complete : salvo interferire in esso approfittandone e compiendovi incursioni di sostentamento : come ogni sistema chiuso di piccole proporzioni, umano in particolare e anche, ma non sempre, naturale in generale ] ad adultero, da amante a carceriere.
Martha scappa e fugge, Martha si ferma e si riassesta un poco, ed il doppio percorso temporale intrecciato viene raccontato bene anche dall'escaletion reciproca inversa e contraria opposta che compiono i suoi magnifici sorrisi : dalla linea orizzontale sottile, esangue e stretta assunta e praticata dalle sue labbra all'inizio si passa alla mezza luna sdraiata, un magnifico manga-sorriso, che impersonifica la pura estasi dell'istante, protratto soddisfatto benessere di un frangente a termine, un episodio di giubilo assoluto, un'oasi di pace ritrovata con un persistente retrogusto di alienità, inestirpabile ( fino all'insulto spicciolo : “ Just because we're sisters doesn't mean we need to talk about everithing that comes into your head “, e ancora : “ Sarai una madre terribile “ ).
E così, certo, con lei anche i rispettivi ruoli delle sue due famiglie si invertono e sfumano, collidono e si mischiano, mentre la banalità del lasciarsi travolgere procede inarrestabile. Fino al culmine, al punto di rottura e non ritorno, al momento in cui Martha si dedica alla ''preparazione allo stupro'' della nuova arrivata alla comune.
Un cast di volti che dissentono e si esplorano, un cast affiatato di attori di rilievo :
Elizabeth Olsen, classe 1989, che recitava sin da bambina come il duo respingente delle sorelle maggiori, Araminta e Genoveffa, qui alla sua vera e propria prova d'esordio in un lungometraggio, sostiene la scena, l'obbiettivo e il confronto con gli altri attanti in maniera a dir poco sorprendente.
John Hawkes ( DeadWood, Me and You and Everyone We Know, Miami Vice, Winter's Bone ( apparentemente il ruolo dell'attore che più si avvicina a questo...ma in realtà quasi speculare, o almeno in pieno albedo : dalle Ozarks Mountains senza mai muoversi dal Missouri alle Catskill Mountains verso il Connecticut ), Contagion, Lincoln ) è un patrimonio dell'umanità ( se mi sono...''innamorato'' io di questo fanatico patriarca maschio semi-alfa stupratore del suo harem di adepte circondate da maschi beta e gamma al solo sentirlo pizzicare le corde della chitarra e vibrare le corde vocali suonando e cantando la “Marcy's Song” scritta da Jackson Frank ( credo pure spacciandola per propria...) dedicandola a Martha in suo onore e benvenuto...figuriamoci lei...insomma...).
Sarah Paulson ( anche lei in DeadWood, e poi Game Change, Mud e nel prossimo 12 Years a Slave ) : non è altro che un piacere ritrovarla qui dopo la criminale chiusura di quello splendido capolavoro ( a parte magari un pre-finale Afghano forse un poco conciliante ) ch'è stato per il tempo di una stagione Studio 60 on the Sunset Strip di Aaron Sorkin.
Hugh Dancy ( the Big C e soprattutto Hannibal, ovvero il Red Dragon di Thomas Harris adattato per il piccolo schermo da Bryan Fuller ) qui è proprio come il personaggio che interpreta nella serie con il fantastico Mads Mikkelsen, e come la serie stessa : niente di preciso...ma qualcosa di particolare...
Musiche ( di Saunder Jurriaans e Danny Bensi ) gestite ed utilizzate bene, con due canzoni originali scritte da Jackson Frank, la prima, “Marcy's Song” eseguita live on stage da John Hawkes per chitarra e voce [ non mi è possibile non aggiungerne un link ( non è la performance presente nella pellicola, per non rovinarvi quell'emozione, ma un altro live ) :
--- http://www.rollingstone.com/music/videos/martha-marcy-may-marlene-john-hawkes-sings-marcys-song-20111021 --- ], e l'altra, “Marlene”, quasi altrettanto bella, sui titoli di coda.
----- Inizio Spoiler -----
Martha scappa e fugge, Martha insegue un posto in cui stare, un posto da accogliere come casa : anche se per ora, l'unica cosa che sa – mentre un tizio attraversa la strada che la sta portando verso il riassestamento farmacologico - non poi così differente dal controllo subito e a sua volta restituito e inferto alle sue allieve e sottoposte ( I am a teacher, I am a leader ) la sulle Catskill Mountains - e un'auto scollina comparendo alla nostra vista nel lunotto posteriore e a quella di lei riflessa nello specchietto retrovisore ( ma la cosa più importante è quel che vediamo riverberare placido e sopito negli occhi di lei ) e cos'è, non un sorriso, quello che appare dalle sue labbra dischiuse, ma una sorpresa che malcela speranza, quando vede quell'auto in un barbaglio di possibilità che si ripecuoteranno sull'immediato futuro di tutti loro – è che non puoi sceglierle tu, le persone che ti amano.
----- Fine Spoiler -----
2 ( 3 ( 4 ) ) Women : Martha, Marcy May, Marlene e Mildred.
Nota personale : sono appena uscito dalla visione di “3 Women” di Robert Altman e il paragone è per molti versi ineludibile ( riconosco che la visione susseguente dei due titoli non possa essere frutto di una ''non-decisione'' del tutto casuale, qualche associazione mentale neanche tanto inconscia dev'essere insorta, foss'anche solo a partire, molto ''analmente'' e semplicemente, dal titolo dei due film ) : ricerca di identità femminile, maschi pagliacci all'uscita da un periodo di guerra, Mildred come Martha e Pinky come Marcy May, e Mildred-Millie come Lucy; e sono particolarmente felice che @Spopola ( e con lui ringrazio anche @Lorebalda – rimaniamo su FTV già che ci siamo - che mi parlò bene del film ) l'abbia rimarcato, il parallelo temporale fra le due opere, nella sua bella e completa opinione [ //www.filmtv.it/film/43925/la-fuga-di-martha/opinioni/613690/ ] del 2012; e può ben essere che il germe mi si sia impiantato allora, quando lessi il pezzo...dopo aver del tutto snobbato il film ( un'altra Olsen no eh...) alla sua uscita ( 10mila e rotti € d'incasso in Italia ).
p.s. : a questo punto occorrerebbe recuperare l'opera seconda di Sean Durkin, la serie tv "SouthCliff", scritta da Tony Grisoni, sceneggiatore di "Fear and Loathing in Las Vegas" e "Tideland" di Terry Gilliam ( e del leggendario "the Man Who Killed Don Quixote" ... "Lost in La Mancha" ) e co-autore dell'adattamento del "Red Riding" di David Peace.
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