Regia di David Cronenberg vedi scheda film
"A Dangerous Method" è stato generalmente sottovalutato a causa del distacco totale da altri film di Cronenberg, a causa di una supposta immotivazione di smuovere colossi della scienza psicologica come Freud e Jung, a causa di grandi ingenuità. Cronenberg invece ha sempre saputo e sa il fatto suo, e il film è certamente un fulmine a ciel sereno rispetto a quello che in passato ci ha proposto, ma specie da quando ha alleggerito la portata gore dei suoi horror organici passando al noir di "A History of Violence" e "Eastern Promises", contestualizzando in questo cinema di alta qualità ma forse un po' sprecato per le sue capacità, questo film in realtà colpisce, e si atteggia da commedia forse un po' drammatica ma decisamente leggera. Ma il tema non è semplice né immediato. Il tono ammorbidito e la mancanza di esibita morbosità, che in Cronenberg accettavamo sempre ben volentieri, qui è sostituita apparentemente da intenzioni più caste e purificanti. La regia è pulita e priva di grandi trovate, e il film fila liscio per chiunque, ma quanta sfiducia in realtà nei suoi personaggi! Non è questo film una semplice demitizzazione di Freud (ossessionato dal sesso) e Jung (ossessionato dalla sincronicità), che non vengono mai davvero ridotti a macchiette. Non è un semplice racconto di come la psicanalisi nacque e si sviluppò. E' la presa di posizione di un'opinione secondo cui la psicanalisi è una pratica sopravvalutata, non da svalutare né da escludere, ma una scienza che andava bene all'inizio, quando l'uomo tentava con la ragione di esplorare quella perversione che è il cervello umano. La ragione si rivela insufficiente, ma, senza farne un dramma, i due colossi della psicanalisi sono costretti, nelle mani di Cronenberg, ad ammettere la fallibilità della loro scienza, e innanzitutto della ragione.
Il film ci parla di morale e di mente umana senza che neanche noi ce ne accorgiamo, con un pudore che da Cronenberg non ci aspettavamo. Non è necessariamente un salto di qualità, ma una dimostrazione della molteplicità di punti di vista di un vero maestro del cinema.
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