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A Dangerous Method

Regia di David Cronenberg vedi scheda film

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La recensione su A Dangerous Method

di chinaski
8 stelle

L’amore come malattia, il sesso come chiave interpretativa della psiche umana, le parole come cura. Nel lungo carteggio tra Freud e Jung, sono proprio le parole a dare forma a teorie e sentimenti, pensieri e angosce, attraverso la scrittura epistolare i due uomini costruiscono una fitta rete comunicativa, da cui nascerà la psicoanalisi moderna.

Cronenberg sembra affrontare un territorio nuovo, quello dell’amore, inteso come alterazione psichica e corporea. Ed entriamo in questa zona in maniera graduale. C’è la malattia mentale legata ad esperienze sessuali sperimentate nell’infanzia e non adeguatamente elaborate nell’età adulta, come accade a Sabina, quando arriva nella clinica di Jung. Le deformazioni espressive della sua bocca e del suo corpo diventano manifestazioni visibili di un male interiore. Come se la fisicità fosse il modo in cui questa donna rappresentasse il suo dolore. Attraverso il dialogo con Jung lei riesce a portare alla luce le sue pulsioni masochistiche nascoste ed è la reciproca attrazione sessuale tra i due a spingerli a scoprire i loro rispettivi sentimenti. I due attraverso il dolore fisico (dato e ricevuto) imparano a conoscersi e ad amarsi.

Vivendo questo rapporto Jung deve mettere in discussione il suo ruolo di marito e padre, la monogamia vista come valore sociale, l’esplorazione della sessualità porta alla scoperta di una forza dirompente, soprattutto quando questa si radica in profondità nell’animo umano, trasformandosi in amore.

E di nuovo la malattia, quando le emozioni non sono più libere di esprimersi, quando la gabbia sociale diviene più rigida e la lotta tra istinto e ragione porta ad un dualismo in grado di distruggere la propria identità.

Sabina e Jung sono davanti ad un lago, lei è incinta e parlano di quello che un tempo li ha uniti. Lei gli chiede se ha una nuova amante e lui risponde di si. Poi aggiunge che sua moglie è il fondamento della sua casa e che l’amante è il profumo. Il profumo della vita. Parlano ancora. Quel figlio sarebbe dovuto essere il mio, dice Jung. Lei annuisce. E questo mistero, che unisce e divide, crea e dilania, continua a vivere nel cuore degli uomini e delle donne, deformando e alterando, spingendoci con forza a confrontarci prima di tutto con noi stessi, ogni volta che troviamo nell’altro qualcosa che sembra appartenerci.

Cronenberg, in totale libertà narrativa ed espressiva, affronta quei temi a cui ha dedicato la sua intera carriera registica. E ancora una volta, più delle risposte, sono le innumerevoli domande che pone a dare senso alla sua opera.

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