Regia di J.J. Abrams vedi scheda film
Il regista JJ Abrams riporta indietro le lancette del tempo, fissa nell’effimero degli anni 80 non solo la netta diversità della percezione del mondo fra giovani ed adulti, ma con un sottotesto vicino alle tematiche care al suo produttore e immaginifico amico Spielberg, rimanda con un balzo in avanti ad un futuro immediato nel quale fiction e realtà non solo restano inconciliabili, ma soprattutto inspiegabili. Super8 si dota di una scrittura onesta, dei ragazzini della provincia americana stanno tentando di realizzare un film armati semplicemente di una cinepresa super8 e della loro fantasia e buona volontà. Vengono coinvolti in un disastro ferroviario nel quale vengono a contatto con operazioni segrete dell’esercito. Il film condito da qualche effetto spettacolare e da un buon ritmo può collegarsi bene al genere teenager’s movie e la sua vocazione mainstream rappresenta un po’ il suo limite. Il racconto si divide fra il flebile percorso di formazione dei ragazzi alle prese con i problemi legati alla loro età, e lo sfondo dello scenario cittadino traumatizzato e utilizzato come uno scenario da combattimento dalla presenza dei militari che indagano sul disastro. Come detto, il motivo di interesse più forte è proprio nell’evidenziare il contrasto fra il mondo dei ragazzi, animato da fantasie, sogni e desideri che si scontrano con la quotidianità, i problemi familiari, le amicizie e i sentimenti, e la realtà amplificata, contorta e artificiosa offerta dagli adulti. Coloro che dovrebbero spiegare il senso delle cose agli altri si muovono con regole ingannevoli ed indiscutibili, senza rispettare nessun vincolo ponendosi come esseri soprannaturali e onnipotenti dotati di verità (non vengono in mente le missioni di pace, la guerra chirurgica, o “l’insegnamento della democrazia” sorge il sospetto amaro di come oggi si ricorra alla soluzione armata di fronte all’inspiegabile o a qualsiasi tumulto sociale come il mezzo più semplice per sedare ogni anormalità). Nonostante questo, i toni del film giocano molto di più sullo spettacolo e sembra avviarsi sulla strada battuta del tributo alla nascita del cinema, contenitore oggetto dell’immaginazione che solo i bambini sanno comprendere fino in fondo, tenendo molto al di sotto il sostrato ideologico che la storia potrebbe denunciare. Qualche sbavatura, nonostante un montaggio curato e dinamico, un po’ di nostalgia per come eravamo (basti pensare alla sequenza in cui i ragazzi di fronte ad un filmato con particolari macabri non ne sopportano la vista, cosa normale allora, mentre adesso è fiction pura), il film di Abrams ha un potenziale più elevato di quello che mostra, classico prodotto da intrattenimento dopo pasto per aderenti alle filosofie spielberghiane, non prive di spunti considerevoli ma sempre ammorbati di tanto denaro che vuole moltiplicarsi. Della serie punge ma non fa male.
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