Regia di Andrei Tarkovsky vedi scheda film
VOTO 10/10 Capolavoro indiscusso del cineasta sovietico ed esempio fra i più illuminanti di film storico con palesi riferimenti al presente e stringenti riflessioni sul ruolo dell'artista e i suoi rapporti con il popolo e con il potere politico. Formalmente perfetto, pervaso da un soffio epico ed esaltato da una regia che si avvale di immagini in bianco e nero punteggiate dai leitmotives ricorrenti dell'autore come quello dell'acqua come simbolo di purificazione, il film è una grandiosa rievocazione in cui le sofferenze del popolo russo vengono inserite in un più ampio discorso sull'irrazionalità della storia. L'arte diviene il mezzo attraverso cui raggiungere l'elevazione spirituale e l'opera dell'artista si fa specchio della realtà in cui l'uomo si trova a vivere. Memorabile epilogo a colori sulle opere del pittore, ma straordinari almeno gli episodi della fusione della campana compiuta da un ragazzo senza esperienza, dell'assedio e della strage compiuta dai Tartari, della festa pagana in cui una donna nuda cerca di corrompere il monaco Rublev, nonchè la Via Crucis sotto la neve immaginata e raccontata dall'artista. Affresco di dimensioni e profondità eccezionali, assurdamente osteggiato per anni dalla censura sovietica, è anche uno dei film più narrativi e dunque accessibili di Tarkovskij, in cui la dimensione esoterica e simbolica del suo cinema non ha ancora preso il sopravvento. Un film che ci fa toccare con mano la pura Bellezza cinematografica. Ne esiste una versione più lunga di 205 minuti, chiamata comunemente "La passione secondo Andrei", in cui non vi sono episodi aggiuntivi, ma, più semplicemente, diverse sequenze hanno una durata maggiore; l'impatto del film non cambia nella sostanza, ma si tratta di una versione senz'altro più completa, dunque da vedere.
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