Regia di Andrei Tarkovsky vedi scheda film
VENEZIA 80 - CLASSICI/RESTAURI
In otto dettagliati e narrativamente separati capitoli, la vita di un apprezzato pittore di icone permette al grande cineasta russo Tarkovskij di tratteggiare una sontuosa e dettagliata descrizione della Russia del XV secolo, tra barbarie ed ostinazioni di una umanità imbarbarita e violenta. Il prologo, in cui il futuro protagonista non ha alcuna attinenza, racconta l'esperienza di volo in mongolfiera di un folle inventore che, dopo l'ebbrezza del planare e gestire lo spazio aereo, vive quella meno esaltante della disastrosa caduta al suolo.
Ne Il buffone, attorno al 1400 Andrej e altri due monaci sono in viaggio dal monastero che li ha accolti per anni.
Una forte pioggia li sorprende e costringe e li induce a riparsi in un fienile, dove un buffone di corte si esibisce prendendosi gioco di chi lo osserva.
Cessato il maltempo, un gruppo di soldati sopraggiunge in loco ed arresta il saltimbanco.
In Teofane il Greco, nel 1405, i tre monaci si trovano al monastero di Andronikov e Andrej Rublëv è diventato già considerato un famoso pittore di icone.
L'altro monaco pittore, Kirill, incontra l'importante pittore Teofane il Greco che lo conduce a Mosca a decorare la Cattedrale dell'Annunciazione.
Kirill accetta in modo che Andrej venga direttamente a conoscenza del prestigioso incarico al suo rivale, ma sul più bello scoprirà che lo stesso è rivolto allo stesso Rublev e non a Kirill, che geloso, rifiuta persino di accompagnare religiosa.
La passione secondo Andrej, 1406 presenta Andrej tormentato a colloquio con Teofane di questioni religiose.
Costui diffida delle masse, che considera un concentrato di ignoranza e negatività, mentre Andrej crede nella gente e intuisce che le relative sofferenze ne alimentano la fede in Dio.
La festa, è ambientata nel 1408 e si apre con la scoperta da parte di Andrej di un vasto gruppo di persone nude che celebrano una festività pagana animata da riti sensuali a cui non riesce a sottrarsi e a non esserne soggiogato.
Catturato da alcuni partecipanti, viene legato einacciato di venir crocifisso, ma in seguito liberato da una donna che lo bacia e lo lascia fuggire.
Andrej rivedrà la stessa donna il giorno seguente, inseguita da gendarmi, ma farà finta di non conoscerla.
In Il giudizio universale, 1408: Andrej e il terzo monaco, Daniil, lavorano alla decorazione di una chiesa a Vladimir, dove devono dipingere il giudizio universale, ma i lavori non procedono perché Andrej non vuole spaventare la gente con rappresentazioni troppo crude.
La scorreria, ambientata sempre nel 1408 vede Andrej uccidere un uomo in battaglia che minacciava la cara Durocka e sconvolto, si convince a lasciar perdere la pittura per ritirarsi un una sorta di clausura silenziosa.
Ne Il silenzio, 1412, Andrej è di nuovo al monastero di Andronikov e non parla da anni, accompagnandosi solo a Duro?ka. Un giorno un esercito di tartari arrivano al monastero e uno di essi chiede in sposa Duro?ka; Andrej rimane di sasso quando scopre che la donna sceglie di fuggire col tartaro.
Nel mentre Kirill torna al monastero e viene riammesso solo dopo aver scontato la punizione di ricopiare le sacre scritture per ben quindici volte.
L'episodio de La campana, forse il più bello in assoluto, risale al 1423 e inizia quando il Duca vuol far realizzare una grande campana, ma tutti i fonditori di campane sono morti per via della peste. Il compito viene affidato al giovane figlio di un noto specialista defunto, che dirige i lavori con severità e determinazione.
Alla preparazione della campana assiste anche Andrej Rublëv.
L'opera viene terminata dopo molte difficoltà ma il suo suono è perfetto. La gente ritiene che il ragazzo conoscesse i segreti del mestiere del padre, ma in realtà il ragazzo ottiene il successo solo grazie ad uno scrupoloso impegno.
Ammirato, Andrej lo invita ad unirsi a lui per dedicarsi entrambi alle rispettive forme d'arte.
Andrej Rublev è un capolavoro assoluto, attraverso il quale Andrej Tarkovskij, raccontando le mille vicissitudini di vita del monaco pittore, riesce a comporre un mosaico di violenze e brutture che hanno segnato il popolo russo tra povertà, carestie, barbarie e persecuzioni estreme in un'epoca disperata e devastata da povertà e desolazione.
Un mondo cupo sprofondato nella violenza, percorso da vite disgraziate e interconnesse che paiono segnate da un incubo che si manifesta solo con l'atto della procreazione che trasporta l'essere umano da un grembo materno ad un limbo incolore pervaso da sofferenze, malattie e cattiverie e decimato dalla fame e dalla scarsità di mezzi, oltre che da un clima ostile che uccide chi non riesce a proteggersi.
In un pianeta ove la disperazione regna sovrana, il regista riesce a rendere palpabile tutta la disperazione e lo sfinimento del vivere che si trasforma in una agonia senza fine che segue vite destinate a venir decimate da atti violenti o tragedie ancor peggiori.
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