Regia di Andrei Tarkovsky vedi scheda film
Tarkovskij affronta la figura di Andrej Rublëv, artista seminale nella storia dell'arte russa e, più in generale, cristiana, spostando lo sguardo dalla sua vita al contesto storico-sociale che ne ha formato e spostato le convizioni esistenziali. Così, anziché una biografia, il suo Andrej Rublëv è piuttosto un grande film storico, nella messinscena e nella struttura episodica; eppure, le violenze dei principi e dei tartari non rendono il Rublëv interpretato da Anatolij Solonicyn un semplice spettatore passivo, ma scavano piuttosto nella sua disillusione, nei dubbi di un'artista impotente di fronte al male, non più capace di vedere nell'arte un dono salvifico. La regia di Tarkovskij è ancora oggi di una modernità spiazzante, dal grande senso epico nei magnifici campi lunghi e capace di impregnare di lirismo le immagini in bianco e nero, grazie anche ad elaborati, lenti e precisi movimenti di macchina. Un autentico astrattismo introspettivo, scosso solo dalla violenza delle cose umane, dalle quali Tarkovskij non volge mai l'obiettivo.
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