Regia di Peter Farrelly vedi scheda film
Niente unisce di più in un matrimonio, che farsi le corna a vicenda! Ogni tanto, avere un rapporto aperto può fare bene e risvegliare la passione morta e i sentimenti in una coppia, questo è il sunto del film. Basta poco per descriverlo.
L'argomento della repressione sessuale scatenata dalla nostalgia della libertà della vita da scapolo, di per sé, è squallido - per qualcuno, forse, attuale - e anche un po' amorale, ma ciò che fa storcere maggiormente il naso è che venga sfruttato con furbizia ruffiana in una trama destinata sin dal principio a essere infarcita della solita e scontata dose finale di buoni sentimenti che cancellino il marcio, rendendo dunque dignitoso il film. E, come se fosse una parabola sul valore e sul significato del matrimonio, alla fine trionfa il vero amore, quello fedele che accetta i difetti del partner, il peso degli anni nella relazione e l'abitudine diventata noia.
Il patto della temporanea libertà sessuale non è sancito a senso unico, vale la decisione che anche le mogli dei due protagonisti possano darsi da fare riscattando la loro parte, e forse, questo è l'aspetto più controverso e interessante della storia.
Gli spunti, perciò, non sono poi tanto malvagi o frivoli; dovrebbero indurre a riflettere, ma lo stile di Farrelly è pesante nella sua irriverenza e, soprattutto, fastidiosamente demenziale. Non fa ridere e diverte poco.
Neppure il cast scelto, per quanto indovinato, riesce a salvare questa pellicola dalla sua mediocrità.
In sostanza, "Libera uscita" non è altro che un'americanata densa di dialoghi già sentiti, gags spesso politicamente scorrette e siparietti comici volgari all'American Pie style. Niente di che, insomma. Tutto prevedibile, epilogo compreso, ma se piace il genere...
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