Regia di Paul Schrader vedi scheda film
Film bellissimo, curato, originale e molto prezioso per chi ama e conosce bene le opere e la storia del grande scrittore giapponese Yukio Mishima. L'ottima produzione del film, ad opera di Coppola e Lucas, permettono a Paul Schrader di confezionare un film veramente eccezionale. Diviso in quattro parti (come quattro sono i libri che compongono la famosa tetralogia dello scrittore “Il mare delle fertilità”): “la bellezza”, “l'arte”, “l'azione”, “l'armonia tra penna e spada”, il film comincia con l'ultimo giorno di vita di Mishima, il giorno del famoso colpo di stato operato presso la base militare di Ichigaya, per terminare con l'atto estremo di morte compiuto secondo l'antico rito samurai del seppuko. Questo è il filo conduttore di tutto il film, quello che lega le quattro parti legate a tre importanti opere di Mishima: “Il padiglione d'oro”, “La casa di Kioto”, “Cavalli in fuga”...questi tre testi sono rielaborati teatralmente, le scenografie molto curate, sono attente alle tematiche profonde dello scrittore, e approfondiscono il culto della bellezza, della morte e della purezza che tanto ossessionavano Mishima. Le note biografiche sono appena accennate, tanto da far capire con la voce narrante in prima persona dello stesso Mishima, le sue prime difficoltà nell'accettarsi, nella necessità di trovare un punto di incontro tra il suo essere profondo e il suo corpo che in maniera prepotente cercava e trovava spazio e importanza, rendendolo impuro. Personaggio controverso e discusso, Mishima si è sottoposto a mille giudizi, non si è tirato indietro a nessun tipo di esperienza che gli desse possibilità di esprimersi:poesia, romanzi, teatro, cinema, arti marziali. La ricerca di purezza e delle origini che andavano perdendosi del suo Giappone, lo rendono eccessivo nel trovare una soluzione che non sia più solo artistica, ma anche di azione dimostrativa. Il film racconta benissimo questo suo travaglio, grazie anche alla trasposizione delle sue opere che ho citato prima. La scelta di lasciare i dialoghi in lingua giapponese con i sottotitoli, gli attori bravissimi e molto centrati nei loro personaggi, Ken Ogata, il protagonista, bravissimo e proprio convincente...tutto rende la storia quasi documentaristica, e si stenta a credere che non siano scene di repertorio alcune immagini del film. La colonna sonora del film è un'altra parte entusiasmante, di Philip Glass, grandissimo autore, riesce a sottolineare con la sua musica tutti gli stati emozionali del film, sempre molto toccante. Questo non è un semplice film biografico, ma un film che utilizza il meraviglioso modo di esprimersi di Mishima, le sue parole, il suo pensiero e la sua opera, per descriverlo, per capire quello che può essere il travaglio di un artista così completo e controverso, per alcuni aspetti mi ricorda molto il nostro Pasolini, anche lui nostalgico di un'Italia che non riconosceva più, andava a trovare rifugio nelle borgate, tra i “suoi” ragazzi di vita, mentre Mishima le sue radici le trovava in una cieca fedeltà all'imperatore, tramite la ricomposizione dell'esercito. Due visioni differenti ma dettate dalla stessa voglia di ritrovare le proprie origini e una sorta di purezza di spirito. Per questo il film mi è piaciuto molto, per la capacità che ha avuto di entrare tra le opere dell'artista e mischiarle con la sua esistenza, capendolo così meglio e più profondamente.
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