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Mishima

Regia di Paul Schrader vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Mishima

di kotrab
9 stelle

Paul Schrader (stimato conoscitore e studioso di Ozu, Bresson e Dreyer) scrive col fratello Leonard e dirige questo film su una figura fondamentale del Giappone del XX secolo, Yukio Mishima (alias Hiraoka Kimitake), e ne esce un film unico come l'idealista scrittore.

Il film è strutturato in quattro capitoli il cui filo rosso sono i momenti direttamente riferiti alla preparazione del seppuku di Mishima il giorno 20 novembre 1970, al culmine della pienezza fisica, ossessione ricorrente anche nell'attività letteraria (come fa capire il regista, nei tre episodi ispirati ad altrettanti romanzi, anche a chi non ha letto nulla di Mishima).

La personalità dello scrittore quindi è delineata partendo non solo dall'ultimo giorno di vita, ma soprattutto dalla messinscena di tre episodi letterari, strettamente connessi con la realtà biografica e realizzati con grande finezza, rigore e astrazione formale: nel capitolo La bellezza (da Il padiglione d'oro), un ragazzo balbuziente è ostacolato dall'oppressione della maestosità di un tempio e la liberazione avverrà solo per mezzo della sua distruzione; nel secondo capitolo, L'arte (da La casa di Kyoko), un altro ragazzo si dedica alla cura maniacale del corpo (come il culturismo nella vita di Mishima, attratto dall'ideale greco di bellezza), ma la relazione distruttrice con una donna sadica lo porterà alla morte; ne L'azione (da Cavalli in fuga) il giovane Isao è dedito al culto ideale dell'Imperatore e all'utopia di ostacolare l'avvento del capitalismo fino al suicidio (a Mishima non interessavano gli schieramenti politici, aveva a cuore solo le tradizioni del Giappone e la difesa simbolica dell'Imperatore, e difatti conservò caratteri politici attribuibili sia alla Destra che alla Sinistra); ne L'armonia tra penna e spada si ha il culmine con il rito del seppuku al Ministero della difesa giapponese, dopo un discorso inutile davanti ai soldati: la penna fu la sua arma principale, un mezzo con cui voleva modificare il mondo, che non aveva d'altro canto nulla a che spartire con la parola. L'estremo atto dovrà invece avvenire con la spada, un'azione simbolica ma impotente.

Lo stile del film è caratterizzato da un'atmosfera sospesa, distaccata, concreta ma anche molto artefatta nelle trasposizioni letterarie, così elegantemente stilizzate.

Viene anche citata la realizzazione dell'unico film girato da Mishima, Yukoku (Patriottismo) o The Rite of Love and Death del 1966, altra magnifica esaltazione e fusione di amore e morte, il suicidio patriottico e insieme intimo di marito e moglie dopo le ultime effusioni amorose. Un capolavoro di passione, attenzione ai particolari corporali, ai chiaroscuri, commentato solo dalle struggenti note del Tristano e Isotta wagneriano.

Il Mishima di Schrader fu premiato per il miglior contributo artistico al 38° Festival di Cannes.

La colonna sonora

Fondamentale la musica tipicamente astratta, logica, essenziale, inesorabile e misteriosa di Philip Glass, con i suoi timbri taglienti e nitidi, le sue linee melodiche ossessive, le sue strutture squadrate, i ricorrenti accordi aperti di settima di quarta specie: uno stile le cui basi tecniche sono pressoché uguali fin dagli esordi ma che è sempre rianimato e ne fa una delle voci più originali del XX secolo.

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