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Cowboys & Aliens

Regia di Jon Favreau vedi scheda film

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La recensione su Cowboys & Aliens

di mc 5
4 stelle

Questo film rappresentava per me un'occasione davvero speciale. Ed è per questo che la mia delusione ha doppia valenza. Il genere western, come capita a molti cinefili, è quello su cui mi sono formato da piccolo, quando andavo al cinema del paesello, accompagnato da mio padre ed indossavo ancora i pantaloni corti. Quanto poi alla fantascienza, pur non stravedendo per quella in senso stretto, ho però sempre subìto una forte attrazione per quelle storie che vedono l'insolito e il fantastico contaminare la vita quotidiana delle persone ("Twilight Zone", per intenderci). Per farla breve, appena ho saputo che era in lavorazione un blockbuster che implicava già nel titolo ("Cowboys and aliens") una promessa per me così eccitante, ho quasi cominciato a contare i giorni che mi separavano da questa uscita nelle sale. E poi, sul tema, ho un motivo in più cui fare riferimento. Può accadere a volte che determinate immagini colpiscano la nostra psiche in modo particolarmente profondo, assumendo quasi i contorni di ossessione ricorrente...a me è capitato con alcuni fotogrammi di un vecchio film sicuramente non memorabile ma che comunque si è radicato fortemente nel mio immaginario cinematografico. Sto parlando di "Westworld" (1973), in italiano "Il mondo dei robot", la storia di due amici che, ospiti di un parco a tema dedicato al Far West, si trovano prigionieri di un incubo, chiusi dentro uno sfondo western da cui non riescono più ad uscire. E la figura emblematica di questo mondo è un fantastico Yul Brinner, pistolero meccanico, la cui immagine mentre estrae la colt per fare fuoco (però con occhi inespressivi e movenze da robot) è qualcosa che ha sempre acceso la mia fantasia. E a questo Yul Brinner con la mano pronta pronta ad estrarre l'arma ho subito pensato vedendo, quasi nella stessa postura, Daniel Craig nel manifesto ufficiale di questo film. Ecco dunque perchè mi sono accostato a questa visione con l'animo eccitato del fan. Peccato che già pochi minuti dopo i titoli di testa avrei voluto che qualcuno fermasse il mondo per farmi scendere da un treno sbagliato. Che senso di rabbia ed impotenza nel vedere sprecato un soggetto così interessante e carico di soluzioni fantasiose ridotto ad un infelice assemblaggio di luoghi comuni di due generi cinematografici, utilizzando una sceneggiatura nata già stanca e priva del minimo guizzo, per non parlare di personaggi e ruoli basati solo stereotipi e dotati di caratteri tagliati con l'accetta, senza alcuna sfumatura. La lentezza di alcuni momenti raggiunge livelli che muovono lo sbadiglio: imperdonabile per una pellicola che dovrebbe puntare tutto sull'azione avventurosa. Certo, non mancano i momenti spettacolari, ma non riescono mai ad essere eccitanti, rientrando tutti nei binari del già visto e dell'ordinario. Ciò che irrita è che un film che promette di fondere due generi di cinema tra i più evocativi e spettacolari, alla fine non riesce mai ad appassionare lo spettatore, al quale viene inflitto un polpettone di due ore che sconta l'evidentissimo contrasto tra la magniloquenza della forma (il blockbuster) e la prevedibile ordinarietà della sostanza. E a proposito di blockbuster, è da segnalare come questo film, nato con grosse ambizioni e col proposito di realizzarne almeno due sequel, abbia dovuto arrendersi di fronte al deludente risultato al box office americano, con l'immediato effetto di interrompere bruscamente ogni progetto di ulteriori episodi. A sconcertare è la scarsa creatività e fantasia di sceneggiatori e regista, i quali evidentemente non hanno idea di cosa siano davvero un universo western e una saga spaziale. Per loro basta rappresentare, coi canoni consueti, un villaggio di uomini di frontiera, aggiungerci dei pellerossa e poi piazzare nel deserto una astronave popolata di mostri; si mescola il tutto e lo si agita prima di servirlo in tavola: il risultato è un cocktail dal sapore piuttosto sgradevole, i cui ingredienti non sono amalgamati. Considerando che l'elemento Sci-Fi viene impiantato su una base western, quest'ultima è dunque il fattore prevalente. Ebbene, il West che Favreau ci propone è di basso profilo, vincolato a stereotipi riproposti senza nulla di nuovo o di geniale. E allora mi è capitato di pensare ad un modo ben diverso di ricostruire l'epopea western, e mi riferisco ai personaggi dolenti e bellissimi de "Il Grinta" dei fratelli Coen. Di fronte a "quel" West, lo sfondo del film di Favreau è poco più che una barzelletta. Quanto al cast, esso poggia su attori di provata esperienza, ma che qui paiono scontare la penalizzazione di una storia priva di suggestione. Daniel Craig è bravissimo nel ruolo dello straniero senza passato, ombroso e taciturno, ma sinceramente l'ho preferito in altre interpretazioni. Harrison Ford esegue il suo compito con ordinaria diligenza, peccato che a tratti riemerga la memoria del Jeff Bridges sceriffo diretto dai Coen, e allora è fatale che dal confronto Ford -per quanto bravo- esca massacrato. Perfino uno dei miei beniamini, Sam Rockwell, qui mi è parso leggermente sottotono. Su Olivia Wilde invece stenderei il classico "pietoso velo", alle prese con una performance davvero scarsa, in cui esprime l'espressività di una statua. Ma vorrei soffermarmi, in conclusione, sulla figura di questo regista. Jon Favreau è notoriamente operativo sia come regista che come attore. Sarà forse per via dell'imprinting negativo da me recepito, avendolo visto per la prima volta recitare in un'orrenda commediaccia USA, ma confesso che l'uomo non mi è mai stato granchè simpatico. E nemmeno ho particolarmente apprezzato la sua mano di regista in quell' "Iron Man" che pure è considerato il suo fiore all'occhiello. Ma da questo "Cowboys and aliens" penso si possa dedurre che tipo di cineasta sia Favreau: nient'altro che uno "yes man", uno di quei registi che fanno i film obbedendo soprattutto ai desideri dei produttori, senza imporre una propria personalità. Spesso perchè di personalità non ne hanno. Sfido chiunque infatti a individuare una minima traccia di personalità in questo film, qualcosa che possa farci dire: "questo è un film di Jon Favreau". La parola chiave è dunque "Delusione". Non tutti i blockbuster riescono col buco.
Voto: 5/6

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