Regia di Duncan Jones vedi scheda film
Jake Gyllenhaal è uno degli attori più prolifici e talentuosi della sua generazione. Riesce ad alternare film di cassetta a lavori più ricercati e autorali. Molto richiesto per parti tormentate e di conflitto interiore, con quella sua aria sempre a metà strada tra lo spaesato e il traumatizzato, non fa eccezione in questo Source Code, letteralmente "codice sorgente". A dirigerlo il Duncan Jones di Moon, esordio col botto. L'ormai noto figlio di David Bowie confeziona una pellicola che riesce ad essere spettacolare, e quindi commerciale, al punto giusto, dandoci però altra prova di sapere il fatto suo in termini di genere. Fantascienza interessante, ben scritta, piuttosto coinvolgente e ragionata. Come una lampadina che, una volta spenta, conserva traccia della luce ancora per qualche secondo, così il cervello umano, e in particolar modo la memoria, conservano gli ultimi 8 minuti del nostro vissuto. Un breve periodo dentro il quale un gruppo di ricercatori militari riesce a immettere degli agenti speciali reclutati tra i soldati, feriti a morte, tenuti in una sorta di coma farmacologico per sfruttarne potenzialità mentali e addestramento all'azione. Stevens, pilota di elicottero abbattuto in Afganistan, si ritrova così coinvolto nell'attentato ad un treno che sarà costretto a sventare. Tornerà ripetutamente al momento precedente alla deflagrazione attraverso un "ponte umano" costituito da uno dei passeggeri presenti sul convoglio. Riuscirà a cambiare le sorti delle vittime? Incastrato in questa bolla spazio-temporale dovrà darsi da fare per conoscere i passeggeri, le loro dinamiche comportamentali, i caratteri, gesti, psicologie, aiutato e supportato dalla bella di turno, una ragazza della porta accanto funzionale al racconto. E se son rose, fioriranno. Toccante la voce fuori campo del padre di lui. Discretamente originale e avvincente.
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