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Source Code

Regia di Duncan Jones vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Source Code

di mck
6 stelle

(versione doppiata)

 

 

Source Code, ovvero :

l'Infinito risolve ogni paradosso.

O quasi : per esempio...che fine ha fatto il povero tapino ( l'insegnante Sean Fentress ) a cui Colter Stevens ha rubato l'esistenza ?

Il sacrificio inconsapevole è sempre il più gestibile.

 

Esiste una Totalità

 

 

Il capitano d'aeronautica U.S.A. Colter Stevens e l'uomo a cui ha – a sua volta inconsapevolmente, all'inizio, e poi colposamente - rubato l'identità, Sean Fentress, esprimono ambedue la Totalità della Loro Funzione

[ come il Dottor Rutledge -- interpretato con la solita naturale ottima perizia da Jeffrey Wright, qui in un ruolo ossimorico ( del tutto - prima sottilmente poi sbandieratamente - respingente ) rispetto a quello inscenato nel 2004 per Jonathan Demme nel rifacimento di ''the Manchurian Candidate'' ( John Frankenheimer, 1962 ), tratto da Richard Condon (1959) -- dice a Colter ad un certo punto, rincarando la dose con il doppio pleonasmo carpiato del ''poter continuare ancora a sentire la propria patria'' ] :

l'uno potendo mettere in campo il proprio libero arbitrio, l'altro finendo con l'essere ancor meno del torso umano con qualche dispositivo sinaptico e neuronale ancora creante connessioni, cioè Nulla ( finendo col mettere ''paradossalmente'' in atto quel che Colter esprime ad un certo punto : ''una morte basta e avanza'' ).

 

 

Un'opera seconda che compie un passo indietro rispetto alla bella prova di ''Moon'' - andando ad assestarsi in quanto a valore qualitativo a fianco del corto d'esordio di Duncan Jones, ''Whistle'' ( esagerando, si potrebbero tirare in ballo ''la Jetée" di Chris Marker e "Twelve Monkeys" di Terry Gilliam. Esagerando ) - e che riesce ad essere al contempo politicamente mainstream e moralmente contro-reazionario :

un misto di anarchia scientifica e buona morale difettosa :

l'esattezza quantistica del creare ( con la ''classica'' ridondanza autoinsorgente a spirale : un nastro di moebius con tante propellenti diramazioni quante ne possono esistere...un nastro di moebius rappresentato dal simbolo dell'infinito [] e dal dicotomico...fagiolo, il Cloud Gate di Anish Kapoor, un toroide che compare in flash-forward a instillare una indecifrabile possibilità di futuro...dopo la morte...per Colter-Jake Gyllenhaal ) una nuova linea ST ( già esistente nel flusso infinito...ma questo 'poco' importa : è l'atto in sé a ''valere'' ) ogni volta che si compie uno – hm...mi si perdoni l'eresia - spostamento di materia attraverso-lungo il tempo

[ foss'anche in verità-realtà – questa ''materia'' - solo un residuo spettrale ( che poi infine non è ) di possibilità raccolte setacciando le rigaglie del tempo che incrostano il divenire rendendolo ciò che è : il presente ]

viene mischiata sia al concetto di Singolo Individuo ( sacrificio eroico semi-obbligato ) contro il Sistema sia ad un (altro) singolo individuo ( ovvero il già citato all'inizio insegnante sostituito-morto-non resuscitato ) di cui nessuno

( né la Storia - il mondo interno al film, né la storia - la trama, la sinossi, la fabula : insomma : le cose come stanno alla base dell'opera e in rapporto allo spettatore )

alla fine sembra importare qualcosa ( la sostituzione da questo PdV è completa : i meccanismi hollywoodiani hanno già inglobato e baccellizzato duncanjones e te-me ).

 

 

Quel finale con quell'assurdo retaggio-segno-peccato originale ( non emendabile anche se colposo e allo stesso tempo non punibile ) spegne il giudizio e ci fa entrare in quella Twilight-Green Zone

 

{ vedasi il finale spielberghiano – e non tutti i film di Spielberg possiedono un finale...spielberghiano – di “War of the Worlds”, con quel ''fantascientifico'' (quello si....) ricongiungimento famigliare : molto meglio, da questo PdV, l'unicum di “the Jacket” di John Maybury; anche se in definitiva la pellicola si situa con la sua spicciola forma(lità) temporale [ una via di mezzo tra la cronologia interna-diegetica ( 8 minuti di aura cognitiva superstite / un altro ''nuovo'' giorno sulla Terra che compie la sua rotazione sul proprio asse ) e la cronistoria della recente cinematografia ] tra "Groundhog Day" (1993) e "the Edge of Tomorrow" (2014) : e infatti il film sembra rimasto un po' invischiato temporalmente nel periodo-genere ''post''-catastrofista 11/9 della prima metà degli anni zero }

 

in cui la logica pretende vendetta e la ottiene smorzando il suddetto giudizio.

Tre stelle come per ''the Bay'' : una sufficienza portata a casa grazie forse ad un momento, questo :

Switch Me Off :

la scena migliore del film non è certo la ''rivelazione'' del torso umano – per chi bazzica di hard-sf non certo l'unica ma la più adatta spiegazione – quanto invece un diverso tipo di epifania spettatoriale, quella che ci rivela ciò che inconsciamente in parte già sappiamo di sapere, ovvero...il campo-contro campo tra gli occhioni pieni d'infinito di Vera Farmiga

 

 

e lo schermo interattivo che le sta di fronte :

 

 

uno schermo che non rimanda la luce di alcun audio-video in diretta rappresentante un volto umano...ma solo una schermata-dos di linguaggio macchina dialogante tradotto in inglese. Un piccolo momento devastante.

 

Nota bene [ spoiler allo spoiler ] :

ovviamente gli avvenimenti che accadono nel finale ( l'ultimo finale dei tanti finali, stacco a nero su Rutledge-Jeffrey Wright ) sono relativi ad un universo che non è quello originale ma uno dei tanti nato l'ultima volta che il codice sorgente s'è attivato creando un'ulteriore linea spazio-temporale, cioè...la scelta compiuta dal capitano Carol Goodwin-Vera Farmiga nel ''nostro'' universo, la linea narrativa principale del film, non è stata in alcun modo condizionata da un sapere pregresso ( il messaggio che Colter le manda sullo smartphone ) : lei fa ''la cosa giusta'' (?) basandosi solo sul proprio bagaglio epigenetico e sull'esperienza tangibile vissuta nella Linea S-T ''originale''.

 

Nota ''trivia'' :

la voce del padre di Colter, in originale, è affidata a Scott Bakula : per chi sa chi è, per chi sa cos'è [ "Quantum Leap" : un prodotto niente affatto disprezzabile, anzi (Dean Stockwell forever) ], per chi sa com'è, per chi sa perché, per chi è Uscito Vivo ( con (quasi) tutte le sinapsi a posto ) dagli anni '80 (inizio '90) di Donald P. Bellisario : a suo modo, una Dichiarazione d'Intenti.

 

Nota inessenziale :

volevo inserire questo piccolo pezzo ( scribacchiato mesi fa ) all'interno del mio ( futuro) post “(In) Serie - un Mash-Up ( Epifanie / 2 ) - VII” dedicato alla 6a e 7a stagione di ''Dexter'' : siccome le due stagioni della serie ShowTime non meritano a mio avviso un post tutto per loro, volevo incorporare nel pezzo piccoli scritti [ che non hanno per varie ragioni ( tempo (non) a disposizione e mia personale non completa empatia con la messa in scena dell'opera ) raggiunto lo stato di opinione-recensione ] dedicati a pellicole...epifaniche : e quale migliore ( essenziale, peculiare, precipua e...contingente ) epifania è quella che ci coglie sull'orlo della Fine del Mondo [ anche ''solo'' locale o personale, come in "Source Code", a proposito del quale ho ''approfittato'' di un recente passaggio Rai in prima tv free ( che non ho ri-visto ) per caricare il presente scritto ] ?

 

-–- This Is the End (2013), di Evan Goldberg e Seth Rogen, su loro soggetto e sceneggiatura, con James Franco & C.  [ **½ ( per i primi ¾ : *** ) ]

-–- the World's End (2013), di Edgar Wright, su soggetto e sceneggiatura di E.Wright e Simon Pegg, con S. Pegg & C.  ***½ ]

-–- Spring Breakers ( Harmony Korine, 2013 ) **** --- Project X ( Nima Nourizadeh, 2012 ) ***(½) --- 4:44 Last Day on Earth ( Abel Ferrara, 2011 ) **** - Melancholia ( Lars von Trier, 2011 ) ***** --- etc...

 

 

Poi, a forza di 8 minuti in 8 minuti su 8 minuti, il pezzo è ''progredito''...

Intanto, la locomotiva spinge in coda, la carrozza pilota di testa è in mano al terzo classificato di Italia's Got Talent (chi ha visto il film capirà), le bombe lanciate contro l'ingiustizia colpiscono indiscriminatamente ( dopo i tagli, anche le ''ricuciture'' lineari ) a grappolo e indefinitivamente nel mucchio a suon di 80 euro riscuotibili con tutto l'imbarazzo che si può fingere di provare a possedere, e il freeze frame - che ci coglie infelici-contenti e im-preparati come tanti cavalli-motore Muybridgeschi -, esplorabile dioramato in 3D, è divenuto la nostra condizione ideale, finalmente sancita da un viatico cinematografico.

Avanti a ritroso !!!

Un ottimo slogan per il Paese.

Non il ''loro'', il ''nostro''. 

  

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