Regia di Duncan Jones vedi scheda film
Non sempre il regista è autore, tantomeno a Hollywood. Duncan Jones arriva a Source Code quando sceneggiatura e attore protagonista sono già decisi, dunque la sua originalità risulta appannata. Partiamo allora dall’intreccio: Colter Stevens è un soldato di stanza in Afghanistan, che si ritrova su un treno diretto a Chicago e allo specchio scopre di avere il volto di un pendolare sconosciuto. Poi il treno salta in aria e, dentro una strana capsula, i militari lo rispediscono indietro nel tempo, sul treno, in quel corpo estraneo seduto di fronte alla bella Christina. Dovrà scoprire chi ha piazzato la bomba per impedire nuovi attentati. Ne viene un action thriller fantascientifico, o meglio un cosiddetto mindbender, un film rompicapo. Come in Inception, le regole del gioco sono spiegate in fieri e la virtualità del mondo rimanda più ai videogame (con tanto di ritorno al checkpoint) che non a Ricomincio da capo. Nonostante le ripetizioni, l’impianto regge, i personaggi funzionano e la tensione non manca, ma la risoluzione arriva parecchio prima della fine e gli ultimi venti minuti sono un lungo epilogo mélo, con sottofinali che citano il paradosso del gatto di Schrödinger ma si fanno via via più convenzionali. Cose che si perdonano al primo film hollywoodiano ma spiace, visto poi il successo di Nolan, non si sia osato di più.
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