Regia di Jonathan Liebesman vedi scheda film
Estate del 2011, l’esercito americano viene allertato per un anomalo sciame di meteoriti in rotta di collisione con la terra. Tali oggetti, in realtà astronavi aliene guidate da aggressivi extraterrestri, si rivelano letali mezzi da battaglia con un unico scopo: conquistare la terra.
Il giovinotto regista sudafricano, Jonathan Liebesman, deve essersi accostato alla regia di questo film con animo fanciullesco. Solo così si potrebbe spiegare l’approccio conservatore imposto al suo lavoro, racconto classico di invasione extraterrestre fracassona e distruttiva, in barba alla sociologia fantascientifica nata negli 70/80, popolata di “noiosi” revisionismi pacifisti. I due quindicenni e il bambino di nove anni (quasi dieci) che convivono in me, quindi, hanno trovato piacevolmente gustosa, anche se da encefalogramma piatto, la prima mezz’ora di pellicola focalizzata sull’identificazione della minaccia e sul successivo tentativo di risposta armata dei “nostri”; gli alieni, in questa fase, (non) ci vengono mostrati con frammenti visivi falsamente amatoriali, come prescrive il trend dell’ultimo periodo, tremolanti e minacciosi fantasmi impegnati in un nuovo “D-Day” sulle assolate coste losangeline. Quando la minaccia diviene palese e si entra nel pieno del racconto, i due (miei) spensierati adolescenti si sono uniti, per osmosi, in un pedante trentenne disturbato dalla carica reazionaria dello sviluppo della trama, mentre il nove/ decenne si crogiolava ancora nell’apoteosi di esplosioni, frasi stentoree e urla sguaiate fra un conflitto a fuoco e l’altro, conseguente alla perdita degli iniziali elementi thriller in favore di situazioni belliche estese e rumorose. Il successivo (e lungo) stancante “spottone” sui Marines della parte centrale-finale e la ripetitività delle situazioni mostrate, hanno causato l’abbandono anche del preadolescente, prontamente addormentatosi, ed il ricongiungimento “trino” nell’unità preminente (io), un quasi quarantenne profondamente annoiato.
La regia dell’ ”uomo amabile”, in definitiva, dopo una partenza alla “Guerra dei Mondi”, si abbandona su binari nazional-popolari alla “Indipendence Day”, caricando la trama di tronfio sciovinismo militarista d’accatto. La scelta degli interpreti, poi, non appare ben ponderata; se, inizialmente, Eckhart potrebbe apparire convincente nei panni del riluttante e stanco veterano di guerra, successivamente, nella fase “action”, appare completamente inadeguato al ruolo. Anche la sensuale (in altri panni) Michelle Rodriguez, dal ghigno trasversale da “Bad Girl”, ci appare persa e non convincente, fisicamente impacciata dentro una divisa da marines “sacco di iuta” e con in mano dei fuciloni grandi il doppio di lei. Un discreto vigore visivo nelle onnipresenti scene di guerra, unico elemento positivo in cotanta confusione, non salva il film dal totale naufragio e dall’amara constatazione di un’occasione ampiamente sprecata.
Guerresca.
Mediocre.
Impacciata.
Spaesato.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta