Regia di Wim Wenders vedi scheda film
L'occhio di Wenders danza con i ballerini nel suo nuovo capolavoro, che non è soltanto un atto di amore verso un tipo di arte, o una dedica a Pina Bausch, ma rientra perfettamente nei canoni del suo cinema: le tendenze meta-artistiche di Wenders ci sono sempre state, dalle fotografie di "Alice nelle città" al suono di "Lisbon Story". Non c'è storyline, in "Pina", ma un grande senso di trasporto, e una partecipazione artistica e intellettuale alle intenzioni della grande coreografa, a partire dalla comprensione profonda dei suoi balli, tra cui spicca la coreografia di "O Leaozinho" di Caetano Veloso. Ma la volontà di Wenders è anche spinta verso un'ulteriore direzione, quella della utopia, e suona proprio come utopistica la visione di individui che cominciano spontaneamente a ballare per le strade cittadine, o dentro i tram.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta