Regia di Bill Condon vedi scheda film
La saga di Twilight è un vampiro assetato di pubblico che sta succhiando il cinema fino a renderlo smunto e inerte. Proprio come succede alla povera Bella Swan, gravida di un pargolo vorace che si nutre della madre riducendo Kristen Stewart a un mucchietto d’ossa e zigomi. Come siamo arrivati a questo punto? Non intendiamo il “punto” della trama di Twilight, che in questo quarto capitolo subisce un rallentamento estenuante: la scelta di dividere in due film l’ultimo vo-lume della serie ha fatto sì che gli eventi della Parte 1 (in sostanza due: le nozze tra Edward e Bella e la nascita della figlioletta Renesmee) siano diluiti per quasi due ore. No, il punto di cui parliamo è quello in cui un pubblico vasto e assuefatto all’assunzione di audiovisivo si ritrova calamitato da un prodotto che non è cinema, ma poco più di un corredo di illustrazioni per i romanzi da cui deriva. Manca tutto in Breaking Dawn. Parte 1, sicuramente il punto più basso sinora toccato dalla saga: manca una scrittura che renda credibili i protagonisti e i loro continui ripensamenti (si veda lo stucchevole e reiterato meccanismo di fuga/riavvicina-mento del terzo incomodo Jacob); manca una regia che infonda alla vicenda, almeno, il senso dell’incanto e del mistero; manca il carisma degli interpreti (Pattinson e Stewart, presumiamo in preda a desiderio e turbamento, sono afflitti da un’espressione che ricorda solo una forte nausea). Perfino i tanto attesi momenti della prima notte di sesso e del parto sono esangui e codardi, incapaci di mostrare alcunché. Twilight dà in pasto al pubblico immagini vampirizzate; viene voglia di obbligare tutto il cast & credits a trangugiare un po’ di 0 positivo.
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