Regia di Guy Ritchie vedi scheda film
Degno seguito del primo film, ma ad esso comunque inferiore, secondo il mio modesto parere. Se da un lato ne sfrutta con abilità la sapiente costruzione dei deliziosi personaggi (pur dilapidandone uno entro i primi dieci minuti, senza alcun motivo apparente) per esplorare nuovi lidi, dall'altro preme decisamente l'acceleratore sull'azione in quanto tale, con le inevitabili conseguenze, sia nel bene che nel male. Però a chi ne critica gli accenni quasi da arte marziale, vorrei ricordare che nel racconto L'avventura della casa vuota è lo stesso Holmes a rivelare: «Io avevo, tuttavia, qualche nozione di baritsu, ovvero il sistema di lotta giapponese, che mi è stato più di una volta assai utile». Pertanto il difetto non è tanto nella qualità quanto nella quantità. Soprattutto se ciò si ripercuote sulla storia, rendendola meno accattivante e interessante.
Certo, volere in questi film di Guy Ritchie una fedeltà ortodossa e pedissequa alla creatura di Sir Arthur Conan Doyle sarebbe stata una vera e propria utopia, soprattutto dopo aver visto l'opera antecedente. Ma bissare il trovato equilibrio del primo sarebbe stata cosa buona e giusta. Fortunatamente ciò che è rimasta intatta è la squisita alchimia fra i protagonisti, qui forse addirittura ampliata e potenziata, in quanto non ci si è dovuti soffermare sulle presentazioni e introduzioni, già ampiamente soddisfatte in precedenza. L'effetto novità è esaurito e superato, ma sono ugualmente riusciti nel rinnovarne lo "spirito" con successo.
Questo è dunque il vero filo conduttore e il pregio del film: assistere alle divertenti interazioni fra i personaggi (il cane Gladstone compreso, ovviamente). E ascoltare l'ottima colonna sonora. Voto: 3,5/5.
Mi è sembrata assai meno misteriosa, avvolgente e suggestiva, se confrontata con il caso di Lord Blackwood. Ed è un vero peccato che abbiano rinunciato così platealmente a un ingrediente sovente gratificante, ovvero il catturare l'attenzione dello spettatore che desidera, ai limiti della bramosia, risolvere l'indagine prima del tempo, dunque in costante ricerca di ogni possibile indizio, anche il più insignificante. Purtroppo qui vi è ben poco da districare...
Continuano a funzionare, invece e per buona sorte, i personaggi, soprattutto quelli della vecchia guardia. Fra i nuovi soltanto il fratello riesce davvero a distinguersi. Non troppo convincente, a mio avviso, è invero l'arcinemico. Avrei preteso di più.
Bravo ancora una volta Hans Zimmer, ritornato per il secondo capitolo. Riarrangia senza abusarne alcuni dei temi principali che avevano costituito un piacevole tormento nella sua opera precedente, integrandoli con nuove composizioni degne di nota. Ottimo accompagnamento alle immagini, ma non sfigura manco se riascoltata in separata sede.
Taglierei del tutto l'ormai famosa scena di fuga nella foresta, come summa di quell'esagerata ostentazione dei rallenty, che andrebbero invece impiegati con saggezza, come strumento e non come fine. Avrei anche preferito una trama maggiormente "tinta" di giallo, sulla falsariga del riuscito primo film.
Nel primo film era riuscito a contenersi e avevo apprezzato il suo uso oculato e intelligente dei rallenty. Questa volta, invece, ha abbandonato ogni parsimonia e si è concesso un libero sfogo del proprio inconfondibile "stile". Con mio sommo rammarico.
Robert Downey Jr. non è Sherlock Holmes, ma è semplicemente Robert Downey Jr...
Si conferma un valido Dottor John Watson, comprimario attivo e "spalla" assai efficace. Bravo.
Assume il giusto "tocco" gitano, ma resta un'anonima Madame Simza, per come è (mal) scritta.
Il ruolo di Irene Adler è proprio adatto a lei. Sfiziosa.
Le sue espressioni sono perfette per questa Mary Morstan-Watson.
Non la miglior incarnazione del Professor James Moriarty. Comunque più che discreto.
Un atipico Mycroft Holmes, ma la sua caratterizzazione è forse la migliore tra le new entry.
La signora Hudson è sempre apprezzabile.
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