Regia di Paul Scheuring vedi scheda film
Altro remake a stelle e strisce di un recente prodotto europeo, del 2001 in questo caso, diretto dal regista tedesco de "La caduta" ed interpretato in quella occasione da un emergente Moritz Bleibtreu; un film che riscosse un certo interesse all'epoca, tanto da spingere una major all'acquisto dei diritti. Qui come e piu' che con "13 - Tzameti" di Babluani, la copia americana (in questo caso diretta da un altro regista rispetto all'originale, un tipo a me completamente sconosciuto, ma che leggo sia stato responsabile del serial Prison Break, che non ho mai visto ma il cui titolo mi pare per lo meno attinente e coerente al soggetto del presente) appare in un certo senso sfocata rispetto all'originale, nonostante il soggesto si presti ad affrontare problematiche etiche e morali per nulla banali, come la contraddittoria e spesso imprevedibile reazione umana dal punto di vista sia della vittima, sia del carnefice, una volta che entrambi risultano accomunati da una convivenza forzata in un ambiente oppressivo che ti spinge ad osservare ferree regole per non perdere una lauta ricompensa che sta alla base del recrutamento dei volontari. Pure gli interpreti non sono male, a partire da quel Adrien Brody la cui presenza, anche nelle produzioni piu' commerciali che ultimamente affronta con una certa ricorrenza (e, perche' no, un certo coraggio di rimettersi in gioco anche in generi meno autoriali) nobilita e rende piu' attraente il prodotto grazie a quel carisma da vittima sacrificale che il suo bel volto strano, scavato e pieno di rilievi adunchi, emana e comunica allo spettatore: il caso piu' evidente di attore "diversamente bello" di questi anni, che lo accomuna a grandi del passato come Humprey Bogart, David Niven, e che ben si adatta anche a ruoli piu' d'azione e muscolari grazie ad un fisico da maratoneta che sa e puo' divenire possente. L'altro attore che nobilita il cast e' certamente Forest Withaker, occhio che cede verso il basso e smorfia a meta' strada tra la risata ironica e la rappresentazione di un'amarezza interiore, che qui ben rende la metamorfosi dell'uomo apparentemente saggio, che diventa sotto stress una belva piena di rancore e completamente privo di pieta' e carita' umana. Detto questo del film non rimane altro da segnalare, e tutto scorre piuttosto prevedibile, non solo (penso) per chi abbia come me gia' visto l'originale. L'atmosfera europea rendeva piu' claustrofobico l'ambiente teatro dell'esperimento, mentre qui i confini carcerari rendono pressoche' qualunque, piatta, l'atmosfera e in sintesi il film spreca diverse buone occasioni fornite da una sceneggiatura per nulla banale.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta